(Bananophono Records) Spirale, vortice, discesa e perdersi; smarrire i sensi e andare alla deriva. Il suono dei marchigiani Spirale è questo, una deriva, una dilatazione delle barriere e loro relativa esplosione. Un annullamento delle identità che passa attraverso un bilanciamento tra sludge e post metal. Il cantato in italiano (ma c’è anche l’inglese) si fonde perfettamente con queste atmosfere avvelenate da suoni gonfi, distorti, a tratti lisergici che avvicinano gli Spirale alle tumultuose atmosfere di Sleep ed Electric Wizard. “Ossa” apre maestosamente e con il minutaggio più basso rispetto alle altre cinque composizioni. Sono cinque minuti e mezzo di una marea che monta incessante e di vortici sonori che si propagano con una forza estenuante. “Sbiadire” e “Rumori d’Umore” continuano questa propagazione di onde distorte. “Il Cosmo e la Morte” arriva quasi a otto minuti e vive di modifiche e alternanze tra atti irruenti e psichedelici. L’incedere maestoso e il marciare ipnotico sono atti diffusi nei pezzi. “Stato Embrionale” è caotica, disturbata, ma con una seconda parte che vive su escursioni notturne e sognanti. Chiude un pezzo ancora più imponente di “Il Cosmo e la Morte”, cioè “Dentro al Cerchio”: oltre quattordici minuti costruiti anche loro tra introduzione, fase calma, esplosione del caos e di nuovo calma e divagazioni della chitarra che stuzzicano il riprendere del caos, tradotto in uno sludge e post metal per quella che sembra una rinnovata ripresa in stile jam session. Suoni duri, mura sonore impressionanti, forme compositive più o meno libere, distorsioni granitiche, isteria del cantato, ambivalenza tra i generi che determinano i pezzi. C’è tutto in questo album ipnotico e ammantato di una senso di smarrimento che potrete ascoltare scaricando gratuitamente un pezzo QUI.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10