(Autoproduzione) Violenti e brutali, ma anche ultra tecnici e capaci di iniettare ottime tastiere nel loro death metal furibondo. Gli italiani Spiritual Deception non hanno ancora debuttato sulla lunga durata ma, dalla nascita della band nel 2016 dalle ceneri degli Humans Ablaze, hanno dato i natali ben tre EP (questo compreso), dimostrando elevata capacità compositiva e una certa brillante fantasia. Questo nuovo lavoro, con le sue cinque tracce, è un concept basato sul dualismo tra luce e oscurità, tra Dio e Lucifero prendendo ispirazione da mitologia e letteratura, compreso il “Paradiso Perduto” di John Milton. La band nel comporre l’EP ha pensato ad un’unica canzone suddivisa in capitoli, con un primo capitolo, un secondo diviso in tre atti ed un terzo e conclusivo, in un certo senso tanto risolutivo quanto apocalittico. La opener “Hidden in Consciousness” valuta una diversa origine dell’uomo, traendo ispirazione dalla mitologia della Mesopotamia e musicalmente impone una assalto frontale brutale, ricco di riff ultra tecnici, ultra veloci, tastiere che rendono il tutto dannatamente epico, mentre il drumming spietato con le linee vocali micidiali instaurano un senso di ansia crudele, di gelo, di immonda malvagità. Licks di chitarra fulminei, assoli incisivi, break down improvvisi, tra death tecnico e death classico, generano un brano di apertura che stupisce, specialmente se consideriamo che abbiamo a che fare con una band giovane, senza etichetta ed ancora priva di un vero album di debutto. I tre brani centrali sono quelli ispirati all’opera del Milton: “Captatio Benevolentiae” è capace di iniettare concetti symphonic black in un death carnale, viscerale, spietato; la title track si rivela invece atmosferica, lenta, delicata, scandita da un bellissimo pianoforte, una meravigliosa chitarra solista, con un finale esaltante capace di far sostenere i due strumenti da una doppia cassa esaltante, vibrante, travolgente; il terzo atto, “Damnatio Memoriae”, torna invece su tematiche pesanti, graffianti, ricercate, scandite da keys teatrali ed un reparto assoli semplicemente favoloso, avvincente e registrato in maniera ottimale. In chiusura “Serpent’s Speech”, l’epilogo filosofico di questo concetto basato su punto di vista alternativo della nostra stessa esistenza carnale e spirituale: Lucifero riflette sulla condizione umana da un punto di vista apparentemente esterno… il quale porta alla sconvolgente conclusione che non c’è separazione alcuna tra esseri celesti -dei e demoni- l’essere umano, in quanto parte della stessa unica cosa. “Serpent’s Speech” è forse il brano più tecnico, più complesso, più scorrevole ma anche più contorto, un altro pezzo che rivela un livello tecnico elevato al servizio di composizioni assolutamente micidiali. Con un death metal di altissimo livello, capace di inglobare evoluzioni favolose ed idee pungenti riversate su tracce che catturano dal primissimo ascolto, i Spiritual Deception distillano una miscela geniale: il death metal vecchia scuola soddisfa pienamente gli amanti del genere, attirando però anche quelli che vogliono qualcosa in più: ed ecco che la teatralità e le tastiere rendono i brani apparentemente meno efferati, meno cupi, più scenografici, mentre la tecnica delle chitarre colpisce con fulminea efficacia ed una devastante capacità di stordire l’ascoltatore lasciandolo senza parole.
(Luca Zakk) Voto: 9/10