(High Roller Records) L’ep “Mounting the World” dell’anno scorso (recensito QUI) mi aveva colpito in modo positivo, ma su full-“length” i tedeschi Stallion mi sembrano meno incisivi. Anzi, oserei dire che in tutta la messe di giovani band dedite all’heavy speed anni ’80, come Striker, Enforcer, Steelwing e compagnia borchiata, gli Stallion siano i meno taglienti e capaci nel songwriting. “Rise and ride” si riduce ad essere una somma di cliché, e senza quel guizzo che li renda sopportabili… così, delle due l’una: o sto diventando io un vecchio brontolone che trova difetti dappertutto, il che è assai probabile, oppure l’affollarsi insensato del mercato porta alla ribalta anche formazioni che non hanno proprio niente di speciale – e questo lo dico perché gli Stallion stanno per partire in tour con i Bullet e gireranno più di mezza Europa in nome dell’heavy metal rock… La titletrack, posta in apertura, è anche relativamente lenta per essere un pezzo speed; meglio le evoluzioni di “Wild Stallions”, ma a mio giudizio manca sempre il giusto mordente. “Stigmatized” ha una linea vocale accattivante prima dell’inno “Canadian Steele” (che pure era già presente sull’ep così come “The Right One”); finalmente qualche variazione sul tema, con un bel ritorno al metallo classico, con “The Devil never sleeps”, ma con i solos pur gradevoli di “Wooden Horse” siamo già alla fine di questi 43 minuti. Non so, questo “Rise and ride” mi sembra proprio un disco stanco: e considerando che è un debut, la cosa è decisamente preoccupante.
(René Urkus) Voto: 5,5/10