(Open E Music) Sono tornati! Aspettavo con ansia il terzo album degli Steel Panther, band che si rifà musicalmente alla gloriosa scena glam/sleaze degli anni ’80 e dai testi che estremizzano con ironia gli eccessi delle rock stars di quel periodo, come Motley Crue, Ratt, e Tygertailz. Gli argomenti trattati sono sesso (principalmente), droga e rock’n’roll. Sul piano prettamente musicale devo dire che sono ulteriormente migliorati: se prima si divertivano a scimmiottare i grandi del passato, ora hanno acquisito uno stile più personale. Intendiamoci, il genere è sempre quello: un hard rock dai ritornelli immediati che si stampano subito in testa, solo che ora i richiami a Bon Jovi, Def Leppard o Van Halen sono meno palesi. L’album si apre con “Pussywhipped”, introdotto da una chitarra acustica a cui segue un riff secco e lineare, più aggressivo rispetto al passato e stemperato da brevi rallentamenti. La successiva “Party Like Tomorrow Is The End OF The World” è il primo singolo del disco ed è caratterizzato da un ritornello impossibile da dimenticare e da un’ottimo assolo. Altro singolo dell’album è “Glory Hole”, la mia preferita: testo ultra esplicito, riff alla Aerosmith e bridge centrale rallentato rendono questa song un classico. Il video è spassosissimo, da vedere! “Bukkake Tears” è più rallentata e vicina all’AOR. Al di la dei testi bisogna notare il gusto compositivo e la classe dei musicisti; sono convinto che se le liriche fossero più seriose, questa canzone negli anni ’80 avrebbe sbancato le classifiche. La successiva “Gangbang At The Old Folks Home” è più sleazy, anche questa dal ritornello indimenticabile e dal testo divertentissimo. “Ten Strikes You’re Out” è movimentata, un hard rock stile primi Van Halen, davvero coinvolgente. “The Burden Of Being Wonderful” è dominata dalle tastiere, davvero un ottimo pezzo AOR. “Fucking My Heart In The Ass” è un brano un po’ sottotono, gradevole ma nulla di più a causa del ritornello davvero troppo ripetuto. Ottimo l’assolo verso il finale. L’album riprende quota con “B.V.S.”, party song movimentata e immediata. Torna l’A.O.R. con “You’re Beautiful When You Don’t Talk”, accattivante e radiofonica. “If I Was The King” è un hard blues potente e con il basso in rilievo; anche in questo caso il testo è da incorniciare. La conclusiva “She’s On The Rag” ha un riff che richiama nuovamente gli Aerosmith, alternato a parti cadenzate e tastieristiche. L’album si mantiene su ottimi livelli per tutta la sua durata, senza cali di tensione o brani riempitivi. Davvero un ottimo ritorno.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10