(Nordvis Produktion) Gli svedesi Stilla sono uno di quei progetti in costante crescita. In cinque anni di esistenza hanno sfornato tre album potentissimi, capaci di esprimere un black metal molto personale, assolutamente non convenzionale o prevedibile, senza comunque perdersi in esagerati meandri sinfonici, tribali o rituali, mantenendo quindi sempre una bona dose di ferocia, diretta e travolgente. La ricetta non cambia: voce travolgente, possente, crudele (bellissime similitudini con i Tribulation), occasionali tastiere suggestive, spazio ad arrangiamenti inconsueti, un equilibrio tra gli strumenti con ancora una volta linee di basso grandiose, sicuramente non comuni nel genere. Quasi un intro “Irrfärd”: inquietante, tuonante, arricchita da un singing apocalittico, ricco di ferocia. “Vårens sista önskan” apre con devastazione, un black travolgente e sporco, fino ad uno degli innumerevoli cambi dove il ritmo varia, le tastiere s’affacciano, il livello melodico esplode con la ritmica che s’esprime in tutta la sua bellezza selvaggia. Intermezzi improvvisi si presentano lungo il brano, come quella chitarra ricca di ansiosa decadenza a tre quarti del brano, per poi abbandonarsi ad una ritmica catchy e deliziosamente sinfonica. La title track attacca con tremolo e devastazione, mantenendo alto il livello di violenza fino al quarto finale dove entra in gioco una teoria corale superba accompagnata da una chitarra classica, il tutto incastrato alla perfezione sul riffing di pregiata fattura black. Capolavoro “Till den som skall komma”: sempre con gli strumenti in ottima evidenza, tra i quali emerge un basso superlativo, è un cantato quasi guerrafondaio a sorprendere, specie per i disegni melodici sottostanti, arricchiti da accompagnamenti decisamente non comuni. La traccia non nega un black efferato e nemmeno una parentesi vagamente settantiana assolutamente intrigante. Ancora tremolo accompagnato su ritmica irresistibile e cori tuonanti con “I tystnad vilar själen”, un pezzo che nei riff non nega una derivazione death, con desideri palesemente prog. Pesante “Av maran riden”, altro pezzo che riserva sorprese con un intermezzo atmosferico ricco di magnetismo, mentre la conclusiva “Ett inre helvete – ett yttre helvete” non delude, non abbandona, regalando ottimo black, doloroso headbanging, ma anche ampie divagazioni in termini di intermezzo, cori, singing, atmosfera ed un’armonia verso la decadenza assoluta. Un buon debutto deve poi essere superato dal seguito, e questa è cosa che gli Stilla hanno saputo fare molto bene. La vera prova è quindi il terzo lavoro il quale deve confermare un livello creativo ed artistico elevato ed in crescita: Stilla supera anche questo esame e dà tutta l’impressione di non volersi fermare qui! Band originale, popolata da musicisti di altissimo livello. Ancora una volta follia compositiva. Musica nata per rapire la mente, la quale dovrà lasciarsi andare per potersi innalzare al livello percettivo successivo. Ancora una volta l’essenza del black metal, non tanto nella stretta definizione del suono, ma nella spiritualità, nell’espressione artistica, nella costruzione artistica di suoni malvagi e sublimi concepiti sia per l’artista che per l’ascoltatore.
(Luca Zakk) Voto: 9/10