(Street Symphonies Records) Ok, le statistiche (me le sto inventando, ma non sbaglio di molto) dicono che nasce una nuova band ogni minuto (o ora, o secondo, sono comunque tante). Milioni di ragazzi che prendono una chitarra e cercano di fare qualcosa. Il novanta percento di questi, un giorno, spegneranno quell’ampli, venderanno la chitarra e faranno un lavoro normale. Molti per puro effetto Darwin. Non possiamo fare tutti i musicisti. Molti altri perché semplicemente è meglio si dedichino ad altro. Altri invece, affonderanno nell’oblio per la mancanza di una opportunità. Un vero peccato, specialmente se si tratta di una band buona. A questo punto mi chiedo: come fanno i ragazzi della Street Symphonies a scovare le band? Faranno qualche rituale magico? Venderanno l’anima a qualche demone? Io non lo so, e credo di non volerlo sapere. Ma quando mi arriva il cd di bands come gli Stone Orange, mi chiedo come diavolo sia possibile che una sconosciuta band di un paese che esiste dall’altro giorno possa esistere, fare musica così valida e… trovare un contratto discografico! Per mia -nostra- fortuna queste cose accadono. E dalla Slovenia mi arriva questo bellissimo “The Dreamcatcher”, una specie di debutto in quanto la band ha alle spalle un altro lavoro, non in inglese e con una line up non stabile. Nessuno potrebbe sognarsi di affermare che questa band arriva da quel paese, ancora poco prolifico sul genere hard rock. Ottimo il sound. Ottima l’ispirazione. Ottimo anche l’inglese. Come genere si assestano su un hard rock melodico, vagamente discendente dalla vena Europe (sia vecchi che nuovi). Tastiere ben dosate, melodie strutturate in maniera colossale, con delle chitarre graffianti, potenti, dannatamente heavy. La voce di Marko è piena, squillante, ricca di trascinante energia, perfettamente collocata sull’imponente struttura musicale che risulta moderna, ma sempre comunque legata alle origini, al rock’n’roll. “Rockin’ & Rollin’” è il pezzo che più conferma questa mia affermazione, un pezzo che fa scatenare, che travolge, che fa muovere… con riff accattivanti ricchi di concetti moderni, quasi innovativi. Il singolo “Nobody Cares” trasuda una grinta unica: caratterizzato da un riff letale, sviluppa un groove molto bello che sfocia in un ritornello stupendo, dove il vocalist osa andare oltre senza, apparentemente, raggiungere minimamente i confini dei suoi limiti. Più matura, più adulta “I Am (Whatever)”, canzone con una struttura più elaborata, ricca di melodia, con un lavoro ritmico notevole, e quella caratteristica che le permette di diventare indimenticabile fin dal primo ascolto. Riff irresistibili anche su “Pride And Pain” e “Whites Of Their Eyes”, dove una certa influenza anni ’80 rende decisamente memorabili i minuti trascorsi con queste canzoni a tutto volume. Gli Stone Orange non mancano di proporre ballads struggenti, capaci di toccare i sentimenti: “It Keeps On Raining” e in particolar modo “The Age Of Stars” sono fantastiche, roba da suonare a luci spente, accendini in alto, pubblico in coro. Un’ottima sorpresa, un CD che ho ascoltato, riascoltato, e che continuo ad ascoltare. Una terra antica, con idee nuove. Se volete fare turismo musicale, iniziate a pensare alla Slovenia: vedere una band come gli Stone Orange vale il solo viaggio. Speriamo ora vengano a suonare in Italia al più presto. Se amate l’hard rock, darete loro un caldo benvenuto.
(Luca Zakk) Voto: 8/10