(Red Cat Rec. / 7Hard) “Play it LOUD and let the Stormwolf roam free”, recita così la nota stampa che accompagna il primo album della heavy metal band genovese Stormwolf. Un manipolo di metallari capitanati dalla voce di Elena Ventura, i quali Metalhead ha intervistato e presentato il precedente lavoro “Swordwind”. Al di là di tutte le diramazioni possibili che si ritrovano nell’album, come ad esempio il power metal nella linea melodica portante di “The Phoenix”, o l’hard rock di “Marathon”, gli Stormwolf suonano un fragoroso heavy metal dai lineamenti old school con tratti tedeschi. Il sound è comunque moderno, anche troppo per la batteria, se è permesso dire, e pompa riff con forza spietata e tenace. Passarelli e Natale (il secondo, Francesco, è l’autore dei pezzi) sono due chitarristi che erigono un muro di forza e una sfilata di riff che fanno presa. Affatto trascurabili gli assoli di chitarra, esempi di tradizione e fondamento dei tipici assoli heavy metal. Un tocco di solennità, si pensi a quello di “Soulblighter”, un attimo di grazia semi-maideniana con quello di “Winter of the Wolf”, ma in generale sono tutti un’ondata melodica che si somma a quella portante del riffing. La Ventura padroneggia la scena, non è mai in secondo piano rispetto al riffing; le sue linee vocali sono incastonate in maniera ottimale nel contesto della musica. La cover di “All We Are” dei Warlock ne conferma il quadro. A proposito, l’album contiene anche due canzoni bonus che formano un tributo ai Lizzy Borden. C’è un terzo elemento portante nella musica della band, ed è l’operaia sezione ritmica fondata da Francesco Gaetani al quattro corde e Tiziana Cotella alla batteria. Il primo si limita in alcuni casi a stare dietro al ritmo, in altri emerge con piccole sfuriate di note che riempiono gli spazi nelle canzoni. Robusta la batteria di Titti, un metronomo imprescindibile per questo nuovo ululato.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10