(Logic(Il)Logic Records) La storia, la solita, è ormai nota. Chi può mai dire di non conoscerla? Loro sono tutti morti, risorti, forse morti di nuovo, mai nati, mai morti, mai vissuti, mai sepolti. E’ tutto un po’ oscuro, torbido, come un cimitero a mezzanotte. Di loro si sa solo che sono zombie tenuti assieme come meglio possibile. Di loro si sa solo che sono belli, bellissimi! Così belli che la morte che li aveva rapiti vuole trasformarsi in loro, eterne icone di bellezza, testimoni di un’ancestrale rituale di mummificazione divina. Tornano i maledetti decadenti cadaveri veronesi, tornano più morti che vivi, più dannati di prima, più putrefatti che mai. Tornano dopo un periodo funereo, un periodo nel quale più di mezza band ha varcato l’eterna soglia, pace alle loro anime che siano esse dannate per sempre, una prova devastante alla quale solo i più forti sono riusciti a resistere, rimanendo goffamente in piedi. Ma la vita è una malattia terminale e tre nuovi zombie fanno ora parte di questo elogio funebre di metallo, tre nuovi ex-vivi, prima rapiti, poi stuprati, infine torturati ed uccisi… estremo sacrificio nel nome del rock’n’roll. Però, lasciatemelo dire, quando ci penso non so cosa penso e quindi lo confesso: io voglio morire. La vita dura poco, la morte è per sempre. E poi penso di aver capito che la non-vita post mortem è un’autentica figata! Si non-vive in un mondo morto… cazzo il sogno di ogni metallaro amante di suoni potenti, cattivi, pieni di melodia selvaggia e ritmica pulsante. La gente ti ama, ti odia, ma sei decisamente la star del tuo cimitero. Cimitero? Si! Che dire di quelle stupende e morbosamente deliziose notti in cimitero in compagnia del non plus ultra dell’orrore e della paura? Nottate paranormali, ultraterrene, passate a cantare hard rock dai ritornelli eterni con corde vocali putrefatte e potentissime. E poi, si sa, da morti si è belli. Meravigliosi. Da morti si ama e le notti diventano piccanti e fuori di testa (letteralmente). Da morti si va in vacanza, una vacanza per rockstars cadaveriche che si scatenano su riff boogie estremamente heavy. Una volta morti si imparano leggi dure, pesanti come ritmiche diaboliche, regole da non dimenticare mai, ma ci si diverte pure in modo selvaggio con immorali ammucchiate tra cadaveri arrapati, cadaveri pazzi, con assurdi ricordi di una vita estinta, cadaveri che spaccano tutto, groupie senza testa, una completa “orrorchia”, intramontabile impero del terrore, inattaccabile fortezza dell’ultimo cimitero, dell’ultima tomba, dell’ultimo respiro… che fu. Si: la morte rende belli. Belli e fottutamente heavy. La morte deve essere per forza l’ingrediente segreto del successo, della voce tagliente e letale, del groove, degli assoli, della potenza sonora. Meglio morire. Ci sono cose da morti che non si proveranno mai da vivi, come il trapasso, la nuova vita, i nuovi corpi. “Death Becomes Us” è il perfetto manuale post mortem. Il suo ascolto è pericoloso e sconsigliato per la vita terrena. I suoi contenuti sono proibiti dalla religione. Me è impossibile resistere. Come una lingua umidiccia che lentamente accarezza le vostre parti intime, facendovi urlare cose immonde, immaginare cose proibite, i Superhorrorfuck vi aspettano dall’altra parte. Oltre la soglia. Dopo il varco. Questi quaranta minuti, gli ultimi della vostra vita, saranno la colonna sonora di quel momento. Di quel fatidico passo. Di quel tanto desiderato volo da quel ponte o da quel grattacielo. Amen.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10