(Dark Essence Records) C’è un sottile velo che separa la magia dal culto, stregoneria da religione, qualcosa di invisibile, qualcosa che viene alimentato dal credere, dal voler raggiungere uno stato mentale superiore. Si tratta di forme spirituali concepite per voler realizzare determinati obiettivi, per raggiungere una pace interiore, per trarre forza, per il benessere. E tutte queste liturgie solitamente necessitano di un luogo devozionale, un luogo fisico o psichico nel quale professare il rito. In linea con il pensiero di Jimi Hendrix che definiva la sua arte ‘electric church music’, il trio psichedelico norvegese Superlynx va oltre rivelandosi una band che definisce la musica una religione, un tempio, uno spazio etereo nel quale riversare emozioni, attingere energia, trovare conforto e gioia, una valvola di sfogo per qualsivoglia emozione estrema, sia essa positiva che negativa. È così che “Electric Temple” appare ricco di sensazioni cupe, atmosfere in equilibrio instabile tra mondo terreno e dimensioni surreali, tra luce e tenebre, tra realtà e fantasia. Tra aria fresca e nebbie acide, sulfuree ed ipnotiche. Un album con un’aura tanto mistica quanto terrena, capace di connettere in maniera poderosa una divagazione psichedelica alterata con qualcosa di più materiale, graffiante, pesante e travolgente. “Rising Flame” è lenta e seducente, ma anche granitica come un macigno, mentre appare molto intensa la title track, con quei riff doom dissonanti che esplodono in sottofondo, crescendo e dando vita ad una ridefinizione del concetto di caos. Ipnotica “Apocalypse”, canzone tanto breve quanto ricca di varianti, capace di spaziare tra atmosfere orientali ed un assalto di stampo metal sovrastato da un assolo dal gusto bluesy. Ci si perde nell’occulto con “Moonbather”, mentre le sonorità di “Sonic Sacrament” sono deliziosamente pungenti, con una melodia ricca di eccitazione emotiva. Tetra “Returning Light”, introspettiva “Laws of Nature”, un’altra traccia che regala un coinvolgente assolo di chitarra, oltre ad arrangiamenti ricchi di sentore gotico. La voce maschile di “Then you Move” (del batterista Ole Teigen) si affianca alla stupenda voce di Pia in un pezzo tagliente ma coronato da ottime evoluzioni di chitarra e pianoforte. Superlativa l’impostazione narrativa, ancora con la voce maschile, sulla breve “Siren Sing”, prima della conclusiva e sensualmente tribale la conclusiva “May”. Con il mix curato dal produttore Marc Urselli (vincitore di un Grammy, ha anche gestito produzioni di Nick Cave, Mike Patton, Lou Reed, Keith Richards e molti altri), “Electric Temple” è un viaggio attraverso dimensioni parallele, spesso fuse tra loro, altre volte palesemente contrastanti. Musica pura, incorporea, astratta, sferzata costantemente da chitarre provocanti, aperture metal che si insinuano con delicatezza trasformando scenari celesti in inquietanti atmosfere diabolicamente ammalianti.
(Luca Zakk) Voto: 9/10