(Nuclear Blast) Silenzio surreale. Quel silenzio che divide la fine di “Enshrined” dalla ghost track presente nell’album. Il silenzio di tutto ciò che deve smettere di vibrare, di suonare. Un’ipotesi di silenzio. Una nuova genesi, di nuove cose. Nuovi inferi che emergono verso la luce, verso la gloria di una deviata divinità. O forse è un concetto puramente scientifico. L’evoluzione. Puro fenomeno di selezione naturale. Deriva genetica. E finalmente è emersa la nuova specie. Il nuovo thrash, il nuovo death. La nuova frontiera. L’equivalente moderno di ciò che rappresentarono bands come Testament, Exodus e Metallica negli anni 80. La completa riscrittura di quelle regole dettate da act più recenti come Fear Factory o Pantera. I Sylosis producono un mondo sonoro innovativo, con una forma nuova, con uno spirito creativo e dannatamente brutale. Thrash? Speed? Death? Impossibile dare una collocazione al genere. Forse, rappresentano ciò che i Death rapresentarono per il death metal: tecnica eccellente; dinamismo compositivo senza limiti; qualità superiore, estremamente superiore; struttura delle canzoni completamente innovativa; capacità esecutive imponenti; canzoni che catturano, incatenano, accordo dopo accordo. Viaggio brutale verso un continuo cambio di tempi, motivi, concetti. Brutale cavalcata attraverso la potenza compositiva del quartetto inglese. Ogni riff è concepito in maniera sublime. Ogni melodia, ogni scala, il posizionamento degli assoli, licks, filler. Tutto sublime, tutto così perfetto da risultare orientato al capolavoro assoluto. Pezzi come “Monolith”, “Paradox” e “A Dying Wine” non possono che esaltarvi, mentre vi rapiscono con riff supremi, idee fantastiche, atmosfere assolutamente geniali. Esperienze sonore. Orgasmi melodici. “What Dwells Within” e “Behind The Sun”, amplessi sonori. Tecnica estrema che mai ruba nulla alla pesantezza, alla brutalità, alla ritmica, all’assoluta efficacia in sede live, dolce piacere riservato ai musicisti sopra un palco nel vedere una massa di corpi condannarsi alla violenza sulle note di una canzone. “Monolith” è un album complesso, ricco di percorsi, di idee, di molteplici sentieri verso la dannazione, ciascuno diverso dall’altro, ciascuno liberamente eligibile dall’ascoltatore, libero arbitrio nella scelta della peggiore discesa verso l’inferno melodico. Un album superiore. Forse virtualmente esente da critiche, forse impossibile da descrivere. Da amare o da odiare. Una brutale esperienza, un concept album supremo. Una trapasso verso una nuova dimensione. Nulla sarà più come prima. Una nuova pietra miliare. Una svolta. Condanna totale per i posteri. La prima pagina del nuovo testamento è stata scritta. Capolettera di un lungo capitolo. Sarà forse facile aggiungere paragrafi; quasi impossibile iniziare il vero capitolo seguente. Ma quella sarà la prossima era. La prossima evoluzione. Non c’è fretta. Sylosis è oggi. Sylosis è ora. Sylosis, nella visione limitata della vita umana, è eternità stilistica.
(Luca Zakk) Voto: 9/10