(Despotz Records) Nella seconda metà degli anni ’90, gli svedesi Tad Morose produssero un paio di album di alto livello: le fortune della band sono poi andate scemando nel corso del periodo successivo, portando addirittura a un decennio di inattività (2003-2013). Recentemente i nostri sono tornati in pista con uno dei miei singer preferiti, Ronny Hemlin: l’oscuro “St. Demonius” è il secondo platter dalla ripresa, e vira con molta determinazione su sonorità power/thrash. Il sound ricorda quello di molte altre formazioni scandinave, e non è un caso, dato che i cinque membri dell’attuale lineup hanno suonato un po’ dappertutto: con Ronny dietro al microfono è inevitabile pensare agli Steel Attack, ma ci sono anche forti dosi di Morgana LeFay (il bassista Tommy Karppanen ha suonato lì ai suoi inizi) e di Dream Evil. Arcigna l’opener “Bow to the Reapers Blade”, dal ritmo mediamente cadenzato; quasi ai confini del doom “Where Ignorance begins”, brano di grande solidità. Con la cattiva “Black Fire” siamo dalle parti dei Mystic Prophecy, mentre la veloce “The Shadows play” fa addirittura pensare agli Evergrey. Sprazzi di malvagia melodia in “Darkness prevail”, ed è incalzante anche “Dream of Memories”, in cui trova posto qualche tastiera… ma la fine del disco soffre dello stesso problema che avevano le produzioni degli Steel Attack, e cioè che l’insieme risulta troppo omogeneo. Ricordo una vecchissima nota stampa di questa band, dove Hemlin si vantava di non aver inserito in scaletta una ballad… beh, “St. Demonius” ne avrebbe avuto certamente bisogno! Ma il risultato finale resta godibile.
(René Urkus) Voto: 7/10