(earMUSIC) C’era una volta il singolo o addirittura l’album natalizio. Un’incisione che veniva recapitata nei negozi appositamente creata per le festività del suddetto periodo. Tarja Tutunen sceglie questa strada ma lei che è la nobiltà della voce non si accontenta della semplicità. Intitola questo lavoro “Dark Christmas” e revisiona canti natalizi imprimendovi però in un piglio gotico e al contempo filmico. La cantante che balzò alla notorietà nella sua militanza nei Nightwish, superandoli per capacità e arte, si accompagna di un’orchestra e coro e scatena la sua arte canora da soprano rileggendo melodie e stati melodici attraverso uno stile che sembra quasi la colonna sonora di un possibile girato di Tim Burton. Si guardi quella copertina e quel volto. Al limite di una maschera di ceramica o di un tratto dipinto, Tarja si presenta come un’entità, un essere superiore e disceso tra noi da sfere metafisiche quanto fiabesche. Tarja sceglie un taglio oscuro, un vacillare nelle tenebre, un camminare nella notte ove il cielo e scarsamente stellato. Dunque, c’è la voce soave e suprema di Tarja Turunen da una parte e c’è questo orchestrare e d’atmosfera tra fiaba, oscurità filmica e impressioni sonore care a registi gotici. Un fronteggiarsi che sembra una sfida e non un’alleanza. “Dark Christmas” è un requiem al clima natalizio perché si ha l’impressione che non c’è un clima natalizio, semmai un turbinio di cose che servono principalmente a Tarja di elevarsi con la sua voce. Figurano anche momenti rock, con chitarra e batteria ad esempio ma siamo all’osso. L’orchestrazione la fa da padrone nel taglio musicale, dove figura anche un filo di elettronica però. Con un tocco superiore di musica fluente, “Dark Christmas” avrebbe reso meno filmico il tutto e dato un contributo superiore ad una voce grandiosa. La quali a tratti invece resta sola in questo contesto. Tutto sommato ci sono alcune interpretazioni con un corredo musicale accattivante, coe “All I Want for Christmas Is You”, “Last Christmas”, ovviamente presente in scaletta, la darkeggiante “Jugle Bells”. Si, pezzi noti, alcuni degli altri invece meno immediati ma più ascolti permettono di assimilarli. Tarja resta insuperabile, la musica offre invece l’idea di una colonna sonora a qualcosa che bisogna arrivarci con la mente e non con gli occhi.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10