(Autoproduzione) “Amigdala”, ovvero 35’ di metal/death-core fatto con una lieve intenzione progressive. Fratture nei ritmi, breakdown, blast beat e chitarre che seguono un’andatura che si dibatte tra melodic death metal, thrash e death più spinto. Voci in scream e growl. L’insieme è sorprendentemente pesante, ma più di tutto i bergamaschi Taste Hematic Chains propongono anche fraseggi interessanti che danno un po’ di vivacità a questa pesantezza diffusa. L’impressione però è che alcuni riff siano ampiamente usurati da una tradizione death metal di tipo scandinavo, vedi “Taste Hematic Chains” ad esempio; mentre per i ritmi siamo sul deathcore e metalcore d’ordinanza ma di certo precisi e ben assestati. Nel complesso i singoli sanno esprimersi bene ed hanno delle potenzialità. Forse al collettivo manca ancora una coesione generale nel songwriting e lo si capisce dal fatto che i momenti forse più prog hanno qualcosa di old style, mentre i brakdown e le fasi più tipicamernte deathcore sembrano ricalcare le tendenze attuali. Questo, è a mio avviso, il punto ancora non chiarito nelle intenzioni compositive dei THC: uno stile ancora in parte derivato e non del tutto definito. Il potenziale resta comunque enorme e infatti la band esegue la propria musica in 35’, segno che il lavoro è stato concentrato su quel materiale e senza cercare di allungare la minestra. In tutto ciò i Tastes producono anche qualcosa di superiore alla media, come l’eclettica “My Only Bitch”. In fin dei conti è un album non facile questo “Amigdala”, ciò forse è un punto a favore, eppure personalmente non so bene quanto possa essere riuscito.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10