(Dusktone) Un progetto di Francesco Del Vecchio, il quale prende ispirazione dal mondo di Tolkien per dargli un nome. Taur-Im-Duinath è arrivato al terzo album – QUI e QUI le recensioni dei precedenti due, nonostante il precedente “The Burning Bridges” sia in realtà un EP con l’aggiunta di una rivisitazione del primo demo “Randir” – offrendo il tipico black metal di taglio completamente atmospheric, con pezzi che sviluppano orizzonti lontani e per raggiungerli attraverso percorsi struggenti come le chitarre che risultano anche melodiche. Misantropia, distanza dalle cose, dal mondo e dunque una domanda che pesa sulla condizione dell’individuo: «cosa è casa?»! Forse è semplicemente un luogo metaforico perché lo spirito potrebbe albergare ovunque e avere o mai pace. Per quanto le sei corde siano elettriche, le melodie laceranti con quel tremolo agitato, graffiante e sofferto, con basi ritmiche poderose, “Verso Casa” viaggia approssimativamente alla stessa e sostenuta velocità, eppure esprime un certo ipnotismo anche in assenza di parti quiete, ridotte davvero al minimo, purtroppo. Tutto ciò soggiace a una malinconia ampia, come un sudario che ricopre questo mondo definito da F. Oudeis, il nome d’arte scelto dal musicista ebolitano. I brani di “Verso Casa” sono quasi tutti di un minutaggio ben sostenuto e soprattutto costituiti da un cantato in italiano.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10