(Autoproduzione) Affascinati questi italiani Tejas Astras (apparentemente ‘armi ad energia’, in lingua sanscrita)! Tre musicisti eclettici, preparati, deliziosamente libertini, capaci di inglobare nella loro creatività un rock ad ampio spettro, un rock elettronico, psichedelico, pesante, ma anche arricchito da divagazioni heavy, progressive e deliziosamente futuristiche. Con testi in italiano basati su fantascienza, ufologia, archeologia terrestre e spaziale, dimensioni spazio-tempo, misteri umani e cosmici, gli otto brani incalzano, travolgono, aprono a visioni teatrali e fanno sembrare “Alien Decadence” un punto di convergenza tra il prog (specialmente italiano) ed i mitici Hawkwind, come conferma la opener “Destinazione Alienazione”, un brano che tuttavia si inoltra anche su sentieri heavy e dark-wave molto suggestivi. Tuonante, imprevedibile, teatrale, coinvolgente ”Più Forte della Luna”. ”Esploratori dell’Ignoto” è un pezzo potente, con una ritmica irrequieta ed un sound che arriva alla solennità liturgica del doom, mentre ”Buio nel Cielo” avvolge con i suoi suoni cupi, quelle linee di basso, quel synth tetro, quasi in contrapposizione con la luminosità etnica di ”Il Volo del Vimana” a sua volta seguita dall’incedere marziale e tenebroso di “L’Oltre Uomo”. Inebriante l’elettronica nervosa della favolosa ”Telepatia Virtuale”, brano con tempi irregolari, un groove granitico ed un testo molto incisivo dal contesto sociale molto attuale. In chiusura la lunghissima ”Mr Roswell”: ancora tanta teatralità, mistero, elettronica, beat, rock, pulsazioni, in un brano che è un racconto, una storia, un’avventura ricca di twist e genialità sia sonora che letterale. Band giovane, formatasi solo nel 208, ma composta da musicisti esperti e trasversali: Denny Deimos con la sua voce alienata, autore dei testi, tastierista e batterista, Frank Sirius con chitarre e batteria ed infine il poliedrico ed ispirato bassista Gustav Sulfur (anche lui alla batteria, la band usa anche la drum machine e non annovera un batterista fisso): tre menti che si sono incontrate, capite, connesse, fuse in un unico nucleo creativo… tanto che i Tejas Astras potrebbero essere tanto una one man band quanto un collettivo composto da decine di misteriosi musicisti: “Alien Decadence” non lascia trasparire ciò che sta dietro, dipingendo un’aura di mistero molto provocante. Un tempio sonoro, un mausoleo nel quale va a morire la musica consumata del mondo per poi rinascere con una nuova anima, con una nuova missione, in una nuova forma cosmica; musica risorta e senza confini spaziali, temporali o di percezione, musica impattante, penetrante, e sferzata da una cinica perversione post galattica.
(Luca Zakk) Voto: 9/10