(Fireball Records) Questo è heavy metal! Del semplice, dannato, potente heavy metal. Erano anni che non sentivo un disco con questa potenza. Melodia senza fine convogliata in un flusso di energia che si scatena in un sound maledettamente forte, pesante ed efficace. Un gruppo quasi sconosciuto. Bizzarro nella sua composizione, dove i componenti hanno differenze di età che raggiungono i vent’anni e i tre nuovi musicisti, sono due fratelli ed un cugino, che si sono aggiunti a ciò che rimaneva di una band che nemmeno poteva definirsi heavy metal. Molto strana è anche la scelta del moniker, il quale, comunque, riesce ad emergere dalla massa, dall’ovvio, dallo scontato. Questo album è uscito agli inizi dell’anno. Ed io che non sapevo nemmeno esistessero! Per fortuna qualche giorno fa me li sono trovati come gruppo di supporto al concerto di Jørn Lande, e con mia immensa sorpresa ho potuto godere di uno spettacolo di grande qualità, capace di emanare un’immensa carica energetica. Dal vivo, inoltre, non prevedono l’uso delle tastiere, presenti in studio, con un risultato assolutamente brutale, capace di trasformare dell’ottimo heavy metal in qualcosa di assolutamente devastante. Il giovane vocalist è un’autentico talento. La sua voce è un perverso incrocio di stile doom, progressive e power metal. Quasi sempre impostato su toni alti, Terje riesce a creare una melodia tutta sua, supportata da una monumentale sessione ritmica, con un basso che, specialmente dal vivo, rappresenta la distruzione totale. Il loro heavy metal è puro. Sulla scia di Jørn, Masterplan e Savatage, riescono a suonare comunque unici, diversi, innovativi, essendo capaci di dosare alcune componenti progressive in maniera sapiente ed intelligente. Un risultato fantastico. Ci sono dei pezzi che non riesco a smettere di ascoltare, come la mostruosa “Tower of Power” (che dal vivo è ancora più devastante), ricca di riff melodici semplici, ma ricchi di effetto, e caratterizzata da una cadenza assurda, capace di svegliare i morti, in grado di scatenare il vero headbanging definitivo. Il ritornello basato su due semplicissimi accordi è metallo allo stato puro, duro, indeformabile. La opener “The Last Supper” è semplicemente irresistibile, ed evidenzia in maniera particolare le doti vocali del singer. Fantastica anche “Deng’s Dictum”, come sono fantastiche tutte le altre. La validità dell’album è confermata dalla presenza di diversi ospiti, tra i quali il mitico Jeff Waters. Godetevi il micidiale e contorto assolo presente sulla fantastica “Heavenly Manna”, un pezzo martellante, con una ritmica superba ed un ritornello di sicuro effetto. Un disco imperdibile. Ognuno dei cinquanta minuti rappresenta scariche elettriche che devastano, inceneriscono. Un album pesante. Potente. Epico. Stupendo. Fantastici anche i testi. Semplicemente non potete perdervelo. E se vi capita di vederli dal vivo, lasciatevi travolgere dalla potenza sonora che questi cinque Norvegesi sono in grado di scatenare.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10