(Horror Records) Da Belfast, Irlanda del Nord, i Terminus propongono il loro debut strettamente legato alla fantascienza di Isaac Asimov: il monicker omaggia il pianeta scelto da Hari Seldon per l’istituzione della Fondazione, mentre molti dei brani sono dedicati ai protagonisti del celeberrimo ‘Ciclo’. La titletrack, posta in apertura, evidenzia qualche limite nella produzione (chitarre un po’ impastate e abbastanza dietro la voce), ma anche una bella dose di us metal stile Twisted Tower Dire, che si esprime in lavori chitarristici chilometrici. I tre minuti di “The Psychohistorians” mi sembrano un evidente omaggio ai Manilla Road, con James Beattie che muta addirittura il proprio approccio vocale per avvicinarsi a quello di Mark Shelton; ottime armonizzazioni maideniane, dalle fosche tinte epiche, per “The Mayors”, mentre abbiamo velocità e accenni thrashy nella breve “The Traders”. La seconda metà dell’album non è all’altezza della prima e patisce anzi una certa uniformità nella struttura dei brani: ma va segnalato ancora lo schiacciasassi conclusivo “Fortress Titan”, più energico e carico del resto, che vanta anche un break doomeggiante. Un disco che si beve d’un fiato, complice anche il fatto che la versione vinile, che qui si recensisce, ha un brano di meno di quella in cd.
(René Urkus) Voto: 7/10