(autoproduzione) Lo stile è sospeso tra il tipico hard & heavy e l’alternative metal, insomma un concentrato di classico e moderno attraverso contrappesi e soluzioni proprie e non. La sostanza dei Tessilgar è di essere una band tra la vecchia scuola e l’andazzo moderno. È questo l’essere sé stessi e provarci sul serio con il primo album autoprodotto. Ci sono diversi elementi che portano a fare i complimenti ai Tesselgar. Iniziamo dalla copertina scelta, tra mistero, thriller/horror, atmosfere strane, un’immagine che infine invita la curiosità. “Growth” presenta dieci pezzi, ben prodotti, tra il canonico formato canzone e qualche personalismo compositivo e strumentale di un discreto livello. Nei punti forti figurano gli assoli di chitarra, perché una band di questo tipo deve pur metterceli, contrariamente al loro minore utilizzo che si diffonde tra i ‘nuovi arrivati’ e non solo loro. “Growth” lo si ascolta senza ostacoli, pur non presentando poi qualche canzone davvero peculiare, nonostante qualcosa di interessante venga comunque proposto. Sono la direzione e l’impostazione che hanno i brani a essere distintivi e più che della manifattura melodica stessa dei pezzi a mettersi in mostra, come ad esempio “Be Your Side”, dannatamente vicina ai Soundgarden e anche per la voce, oppure la semi-ballad “Call Me”, proprio perché è ‘lenta’ e dunque stride col resto e la si assimila, oppure “You Fight”, forse “Narcissus”. Ad essere onesti però “You Know” sembra avere davvero qualcosa in tutti i suoi livelli ed elementi rispetto alle altre canzoni. Infine è apprezzabile la voce e l’interpretazione, nonché la versatilità, del cantante Stefano Panizzari.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10