(UPRISING! Records) La Slovacchia non è certo la tipica culla di bands metal, ma i Thalarion in un modo o nell’altro sono in giro dalla metà degli anni ’90, anche se sono ormai quindici anni che si celano nel silenzio più assoluto. Dopo questa lunga pausa, eccoli tornare con il sesto album con una line up sostanzialmente invariata, compresi i due vocalist (maschile e femminile) che in tutto questo tempo si sono dedicati alla scrittura di libri, con Petronela Hederova legata ai romanzi romantici mentre Juraj Thal Grezdo più orientato ai thriller. Musicalmente siamo dalle parti del death gotico, ricco di tastiere, growl tuonanti che contrastano la bella voce etera della voce femminile, con passaggi che offrono anche un coinvolgente duetto. Tendenze doom, pesantezza ma anche brillantezza, riff incalzanti in opposizione a passaggi più granitici, tra il death ed il doom, tra il metal classico e qualche dimensione più spirituale e malinconica, senza dimenticare delle ottime chitarre ed occasionali aperture aggressive. Drammatica e seducente “Burning Pile”, brano nel quale la vocalist dimostra subito le sue immense capacità. Inquietante e tenebrosa “Space In Between”, un pezzo che non nasconde certe componenti black metal, mentre echeggia un senso epico sull’ottima “Dead But Still In My Heart”. Stupenda ”Fairy Garden”, brano capace di evocare i favolosi Lake of Tears; “Wandering Minstrel” offre molta chitarra esplorando teatralmente vari confini del metal, un metal che appare molto più presente e diretto su “Sub Rosa”. “Back To The Light” vaga ai confini di un symphonic metal molto catchy e qui dovutamente appesantito, mentre delle idee etniche convergono sulla potentissima “Dying On The Scorched Plains”, traccia con arrangiamenti corposi, elaborati, di assoluto impatto, prima della conclusiva “Into The Nowhere”, canzone capace di una furia inaudita, con il vocalist maschile che si spinge oltre, mentre la dimensione celestiale di Petronela domina su un progredire grintoso che evolve verso la pura e delicata melodia sul finale. I Thalarion non si sono accorti che per qualche ragione i Tristania non fanno nulla da quasi un decennio, mentre i The Sins Of Thy Beloved si sono sciolti praticamente vent’anni or sono: manca va un po’ di approccio tradizionale per questo sound, questi concetti estremi e pesanti uniti a delicatezza e sublime mestizia, questi incroci di linee vocali, questa musica che in qualche modo esalta un’intima spiritualità cimiteriale. I Thalarion quasi non si sono accordi del tempo trascorso, tanto che continuano a fare della musica ormai poco gettonata ma ancora ambita dagli amanti di queste sonorità goth metal nate negli anni ’90.
(Luca Zakk) Voto: 8/10