(Agonia Records) Caustico. Un suono caustico. Dannatamente lacerante. Destabilizzante, tra l’atmosferico acido ed il noise più malato. È il quinto disco in meno di un decennio per i polacchi Thaw, i quali dichiarano di esserla presa un po’ comoda per dare un seguito al precedente lavoro, “Grains”, uscito giù due anni fa. Suoni estremi, cinici, allucinanti, chitarre dannatamente pesanti, linee vocali lontane, distorte, eteree, tra musica violenta ed essenziale, tra effetti ed elettronica ricercata: sei brani registrati in presa diretta per garantire quel senso di purezza selvaggia ed autenticità, cosa che aumenta le distorsioni, la gamma del rumore, dei disturbi, confermando l’identità artistica di una band che è palesemente fuori dal coro, lontana dagli standard, pur abbracciando dimensioni noise, synth, black, oltre ad altri generi dominati dalle ombre. Poco più mezzora in grado di sfidare gli stati d’animo, il coinvolgimento, il concetto di musica stessa. Un album nel quale immergersi, senza preoccuparsi minimamente delle devastanti conseguenze.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10