(Scarlet Records) L’album “Triumviro” arriva sull’onda di aspettative da parte degli appassionati di heavy metal. L’annunciato del progetto The 7th Guild è il coinvolgimento di valenti musicisti metal della scena italiana, facendone dunque un supergruppo, ma soprattutto è il permettere di avere attorno allo stesso microfono tre delle più importanti voci del panorama metal autoctono a creare le suddette aspettative. I The 7th Guild sono Giacomo Voli, voce dei Rhapsody Of Fire, Ivan Giannini di Dernian e Vision Divine, il promotore di questo progetto Tomi Fooler degli Skeletoon. Ai tre si sommano Michael Ehré batterista in Gamma Ray, The Unity, il chitarrista, tecnico del suono e produttore Simone Mularoni (DGM), il bassista Francesco Ferraro dei Freedom Call e Bloodorn, Daniele Mazza di Ancient Bards come autore delle orchestrazioni e arrangiamenti, infine Alessio Lucatti di Vision Divine e Deathless Legacy alle tastiere e sintetizzatori. “Triumviro” è un album in cui i suddetti nomi infondono power, cinematic e symphonic metal. Alle partiture di base e in particolare delle chitarre di estrazione power metal, si implementano atmosfere e melodie di taglio cinematic, con l’aggiunta di orchestrazioni, cori e sintetizzatori anch’essi d’atmosfera per un gioco di sponda sinfonico che completa un tutto fatto ad arte. L’accoppiata inziale “Holy Land” e la successiva canzone che porta il nome della band, è una partenza travolgente. Sono canzoni avvincenti e di netta estrazione power metal. Sono anche canzoni simili e cioè con la volontà di suonare in maniera veloce, spingendo sull’acceleratore. Si scoprirà poi che velocità e intensità sono il marchio di fabbrica dei 7th. È “Glorious” a ridurre le velocità, incidere con il suo pathos avvincente. Una ballad che si fa strada tra orchestrazioni e melodie struggenti. “La Promessa Cremisi” ritorna sulla stessa modalità udita nella coppia di canzoni d’aperura, introducendo anche un coro mastodontico che si ripete anche nella solenne “In Nomine Patris”. Il cui incipit poi ricorda i Therion. La solennità e in particolare la maestosità sono elementi di base in più melodie dell’album. “Time” è voce, pianoforte e sintetizzatori orchestrali con una coda finale che coinvolge tutta la band. “Guardiands Of Eternity” finalmente vede una band impegnata su andature modulate e senza necessariamente correre, evitando così una certa prevedibilità udita altrove. La seguente “The Metal Charade” per quanto sia un power metal ipersonico è proprio l’esempio di questo difettuccio di correre a dismisura verso un power che diventa infine un cinematic esagitato. “Fairy Tale” che chiude “Triumviro”, con “Time” e “Glorious” completa un trittico di grazia. Una canzone che esclude i spesso uditi Rhapsody Of Fire e forse si avvicina agli Avantasia. La produzione spara tutto verso l’alto nei volumi e con i 7th che corrono a perdifiato, ugole comprese, si ha l’impressione che una canzone terminerà proprio da dove è partita. Melodicamente però i tre Tenori e i loro soci creano un indiscutibile maestoso monumento al power-cinematic dei nostri giorni, intarsiato di una batteria movimentata ed energica, orchestrazioni variegate e assoli di chitarra che seguono questo correre verso l’infinito. Se il progetto avrà un seguito ci si augura che un eventuale seguito dia spazio alle singole personalità e a una maggiore evoluzione del sound, lontano dai modelli già noti.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10