(SPV) Che band strana. Idee chiare ma direzione imprecisa, non riconoscibile, fuori schema. Moderni, a volte. Antichi, più spesso. Tradizionali, quasi 70s…ma dannatamente grunge. Ma il loro grunge è -per quanto possa sembrare assurdo- di marcato stampo hard rock. Basta ascoltare la opener “Onus”: grunge, quasi alternative rock… con quella sensazione hard rock piena di una iniezione punk. E che dire di Chris? La sua voce pulita, melodica, graffiante ha un timbro strano. Giuro che ad un primo ascolto non riuscivo a capire se fosse una di quelle voci femminili brutalmente heavy. Che band strana… e che album potente! Dodici tracce, tre quarti d’ora di musica concepita, scritta, composta e suonata con autentica passione! Tuonano dall’Inghilterra, Liverpool… terra che ha dato i natali ad una quantità immensa di musica vera, pura, diretta e piena di energia. La loro impostazione è semplice e diretta e la presentazione è in linea con la leggerezza del loro atteggiamento, della loro stessa immagine: il moniker lo hanno scovato aprendo a casaccio un dizionario, mentre la direzione artistica si basa semplicemente sull’amore per la buona musica, l’odio per la musica brutta ed il desiderio di esibirsi, di stare su un palco, di trasmettere energia. Il resto? Non conta. Stupenda “Sharpshooter”, travolgente, energetica: un hard rock pieno di feeling alternativo, carico di quella vena punk-sleaze. “Command:Turn:Revolt” ha un inizio che fa sognare, complesso e diretto allo stesso tempo, una melodia efficace che spinge in un singing molto rock con un ritornello molto heavy. Armoniosa ed intensa “Vampyre”, una ballad con una certa dose di potenza, di ritmica eccentrica. “Terracotta” non fa riposare, “Stand Alone Inc.” è divagazione su sei corde costruita su una ritmica pulsante. Schietta, con accenni che ricordano gli Offspring (per la precisione di “Pretty Fly (For a White Guy)”) ma con una evoluzione ed una impostazione completamente diversa, per un pezzo sostenuto ma molto riflessivo. Poderosa ed imponente la title track, emozionante “Paper Planes”, un pezzo armonioso ed unplugged. Chiude “Edge” che riporta la potenza a massimi livelli con un pezzo che non aspetta altro che essere suonato dal vivo. Una piacevole sorpresa, una band nuova, fresca, diversa. Una tendenza sonora non originalissima, ma capace di assorbire altre culture, mescolarle e creare qualcosa di impattante, incisivo ed assolutamente piacevole.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10