(Nuclear Blast Records) Formatisi quasi per noia pandemica per mano di autentiche leggende del melodic death svedese, ovvero Jesper Strömblad (il fondatore degli In Flames) e Niclas Engelin (ex In Flames), assieme a Mikael Stanne dei Dark Tranquility (nonché ex In Flames!), Peter Iwers e Daniel Svensson (entrambi ex In Flames!), ‘debuttanti’ nel 2022 con il convincente “Days of the Lost” (recensione qui), tornano ora con questo micidiale nuovo disco, confermando che questa band non è un passatempo, non è un qualcosa per uccidere la noia… Anzi! Resta tuttavia sempre la solita domanda, visto il genere (puro melodic death svedese) e visti i personaggi coinvolti: è altro album degli In Flames a degli At the Gates? O, vista l’ugola con tutto il suo range (growl e clean), un altro disco dei Dark Tranquillity sotto mentite spoglie? Bella, ottima domanda. Me la posi anche per debutto, concludendo -allora- che si tratta di purissimo ed ineccepibile melodic death metal di Göteborg… e ora rieccomi, nuovamente, davanti allo stesso quesito… anche perché la potenza di fuoco scatenata, con la performance sublime di Stanne, sembra davvero si tratti di un disco della sua band principale con diverso moniker. Davvero. E allora? Qualche problema? Consumiamo musica o consumiamo il prodotto di una band, di un brand? “March Of The Unheard” è un disco irresistibile, coinvolgente, poderoso. Certo, la modernità lo tiene lontano dai grandi capolavori dei Dark Tranqullity o degli In Flames, probabilmente gli stessi attori non riescono più a replicare la grandezza delle opere innovative che pubblicarono tempo addietro… ma resta il fatto che questi dodici brani sono monumentali! L’inizio di “What We Become”? Una mazzata… cosa che continua con un impeto indecente. Melodia alle stelle… e super catchy con “Cruel Perception”, cosa che vale, al quadrato, anche per la furibonda “Detonate”. “ This Curse Of Silence” è un geniale intro alla ricca e ricercata title track, un brano nel quale la melodia va oltre ogni limite, mentre lyrics e linee vocali sono piccole perle incastonate dentro un brano praticamente perfetto. La sublime dualità della voce di Stanne rende impossibile scindere un brano come “Forever Astray” dalla discografia dei Dark Tranquillity, decisamente intensa la dark ballad “Between Directions”, pulsante e prepotente “A Death That Becomes Us”, violenta e spietata “The Burning Point”, prima dell’imprevedibile, dolce, sensuale outro opportunamente intitolato “Coda”, con tanto di chitarre acustiche e archi, strizzando l’occhio a melodie che appaiono durante l’intero disco. Quindi? Artisti di una scena che si auto plagiano e si copiano… oppure una vibrante nuova energia creativa che rifiuta di esaurirsi e di dimenticare le origini? Io un’idea ce l’avrei… dateci un ascolto…

(Luca Zakk) Voto: 9/10