(Nuclear Blast Records) Un album dalle due anime questo “Overdriver”, secondo lavoro post reunion per The Hellacopters, temporaneamente orfani del chitarrista Dregen, alle prese con i postumi di un infortunio ad una mano. Un’assenza che si avverte soprattutto per la mancanza di quell’anima punk ed arrembante portata in dote dall’axe man svedese, ma che permette alla band di far risaltare maggiormente alcune sfaccettature da sempre presenti, ma rimaste finora nell’ombra. Se da un lato non mancano i pezzi veloci ed energici, dall’altro abbiamo a che fare con una versione più matura e riflessiva della formazione scandinava. “Token Apologies” apre l’album alla grande, in perfetto stile Hellacopters, per un brano che farebbe muovere il culo anche ad un morto, seguito a ruota da “Don’t Let Me Bring You Down”, mid tempo tra Kiss e Bryan Adams sotto steroidi. “(I Don’t Wanna Be) Just A Memory”, pur rimanendo grintosa, ha un mood malinconico con il ritornello come arma vincente. Il ritmo sale con “Wrong Face On”, rockabilly metallizzato e trascinante, mentre la successiva “Soldier On” mette in mostra l’anima blues, con il pianoforte che duella con la chitarra in maniera davvero suggestiva. Altro pezzo da novanta è “Do You Feel Normal”, dove l’amore per i Kiss si palesa in tutto il suo splendore, mentre “The Stench” è un bluesaccio lento, caldo e ispirato. Un giro di basso distorto da il via a “Leave a Mark”, mid tempo che richiama lo stile dei W.A.S.P., soprattutto nell’impostazione vocale. Un album in perfetto stile The Hellacopters, ma visto e presentato sotto un’ottica più matura e riflessiva, come è giusto che sia per una band con trent’anni di carriera alle spalle.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10