(Eclipse Records) Brasiliani, tra il grunge (o post grunge) ed il nu-metal, pesantemente ispirati a Alice in Chains, Korn, Nirvana e Stone Temple Pilots e, perché no, anche ai connazionali Sepultura. Questo loro debutto arriva dopo ben nove anni dalla formazione, nove anni spesi a suonare un po’ ovunque, compresi gli Stati Uniti, costruendosi la fama di una band caotica e travolgente sul palco. Questa loro energia, questa voglia di spaccare tutto, queste tematiche che partono dalla festa selvaggia e arrivano ai problemi sociali e del mondo di oggi, confluiscono in questo primo corposo lavoro, il quale contiene brani originariamente scritti nel corso del tempo, come ad esempio “Freak Out”, composta ai tempi delle scuole superiori dal front man della band. Un album ben suonato e molto ben bilanciato il quale dimostra che ai The Krueggers non manca il gusto melodico e non manca nemmeno la capacità di comporre riff energetici e coinvolgenti. Bella “Lying Machine”, una canzone che abbraccia un nu-metal decadente e dallo stampo gotico (potrebbe essere un brano della colonna sonora del film ‘La regina dei dannati’!). Più rock, più heavy, più metal, più scazzata “Freak Out”, mentre c’è un invito all’headbanging con a “Dark Parade”, un brano che sfocia decisamente nel metal. Intensa e con un bel assolo la power ballad “Someday”. Inquietante e oscura “Bullshit”, mentre “I Set Myself” è dotata di un riff massiccio in stile Black Label Society. Molto radio compatibile la suggestiva “Wrong”, prima di una originale title track, capace di unire groove metal a nu-metal, passando per grunge e spunti di stampo death. Bella ed anche introspettiva “Bring Me Shine“, prima della conclusiva e sperimentale “On Your Hands”. Ai The Krueggers l’energia non manca, la voglia di scatenarsi nemmeno e quella fama di animali da palcoscenico riesce a trasferirsi ottimamente in questo loro album. Un disco per chi sa apprezzare alcuni generi, specialmente grunge e nu-metal, senza però volersi affossare in uno di essi in particolare, in quanto la band crea una miscela intensa, deflagrante ed anche un po’ originale. Il vocalist ha un timbro sferzante, graffiante e molto rabbioso, cosa che contribuisce a dare un senso di concretezza alle undici tracce proposte. Un primo disco che riassume l’avventura vissuta dalla band nell’ultimo decennio; una specie di ritorno al grunge, ma con un occhio alla modernità ed una tendenza al futuro.
(Luca Zakk) Voto: 7/10