(Steamhammer / SPV) Questo nuovo album della band newyorkese The Rods, è una fiera e romantica espressione dell’heavy metal. In attività fin dall’inizio del decennio ’80, il trio ha cavalcato la tigre dell’heavy metal in maniera sincera, genuina, coinvolgendo i fan ai concerti e con album deliziosi, almeno fino al 1986. Dopo quella data l’ignoto. La band si ferma e soprattutto Carl Canedy resta coinvolto nella sua attività di produttore, per gli Anthrax ad esempio, vedi gli album “Fistful of Metal e “Spreading the Disease”, oppure Possessed, Overkill, anche gli Exciter. Canedy, batterista, ha portato avanti questa attività anche durante gli anni di vita della band. Personaggio attivo, poliedrico, non da meno David Rock Feinstein, voce e chitarra, e Gary Bordonaro, basso. Il primo ha realizzato diversi progetti personali, suonando anche con gli Elf, visto che è cugino del compianto Ronnie James Dio. Bordonaro invece ha spesso seguito Feinstein. La band si riforma negli anni 2000, suonando concerti e pubblicando questo terzo full length nel nuovo millennio. L’album è aperto da quello che è un inno e non l’unico, ovvero la title track, che sgancia un’ondata epica, fiera, e di granitica devozione al metallo. Questo mood lo si riscontra anche in “Louder Than Loud e “Evil in Me”, mentre un registro degnamente hard & heavy lo si avverte con “Smoke On the Horizon” che ricorda qualcosa dei Deep Purple, la frizzante “Party All Night” con Gary Bordonaro che sviluppa un degno lavoro al basso per le porzioni soul-funky che l’atipico pezzo richiede. Undici canzoni che funzionano tutte e si assorbono in fretta, soprattutto mai scontate. Suoni ruggenti, di spessore, ritornelli azzeccati e linee melodiche che infondono quel misto di gioia ed esaltazione che l’heavy metal sa ancora dare e a quanto pare anche i The Rods, ancora una volta.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10