(Satanath Records) Non deve essere semplice fare del black in patria per i turchi The Sarcophagus, eppure loro ci sono riusciti e più di una volta. Siamo infatti al secondo album dopo l’esordio di ben otto anni fa. E diciamo pure che a partire dalla splendida copertina dell’album, non c’è alcun velo a coprire le intenzioni sonore del combo: black death di matrice americana con un tocco di Europa giusto per ribadire che la Turchia è il centro di unione culturale per eccellenza. I nostri si dimostrano molto decisi negli accordi e nella parte ritmica nonché in quella vocale. La sensazione percepita è che si ha a che fare con musicisti seri e coscienziosi, capaci di infondere tutta la loro esperienza nell’album. Un album che convince e non fa certo prigionieri, pur non inventando assolutamente nulla di nuovo. Le strutture canzoni sono intricate quel giusto che basta a smuovere l’ascoltatore nella sua curiosità per vedere a dove porterò ogni riff nella sua cangiante evoluzione sonora. Insomma, le carte in regola ci sono tutte: professionalità, esperienza, tecnica. Resta solo da inserirci della personalità più marcata e la ricetta alchemica prenderà nuova vita.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10