(Spinefarm Records) Mi ritengo puro. Senza macchia. Non soffro la corruzione di un giudizio guidato, violentato, stereotipizzato. Personalmente non ho mai seguito questa band svedese. Ce ne sono tantissime di bands da ascoltare la fuori, semplicemente non posso sentirle tutte. Aggiungiamo, poi, il fatto che non ascolto solo un singolo sottogenere di metal, ma sono di ampie vedute. Posso passare da hard rock a grind core con assoluta scioltezza. Io la musica la vivo così. Prima di scrivere, mi sono documentato. So che questa band proviene da una origine marcatamente black metal, che è stata oggetto di controversie, e che sta seguendo una evoluzione che definirei “Opethiana”. Ma la mia concentrazione si focalizza su questo “Redefining Darkness”, che intendo descrivere ignorando completamente ciascuno dei sette full length precedenti. Sapete, non è stata la label o un’agenzia a sottopormelo. Semplicemente mi piaceva il titolo, che trovo assolutamente geniale e prepotente. E la copertina. Così dannatamente semplice e filosoficamente profonda. E’ una di quelle intuizioni che mi portano all’acquisto di un CD sconosciuto. Prima di continuare: vi suggerisco di seguire il mio esempio e di procurarvelo. E’ immenso. L’album apre con brutalità, grazie ad un urlo spietato, proprio all’inizio di “Du, Mitt Konstverk”, la quale progredisce con un fast tempo tipicamente black metal, per poi evolversi, verso la metà del brano, in un inquietante arpeggio, ricco di atmosfera, dove una voce pulita perseguiterà i vostri più reconditi incubi con quell’indimenticabile “Snällä, snällä, snällä, snällä, snällä, snällä, Låt mig få skada dig” (“Snällä”, significa “Per Favore”, il resto significa “Vorrei farti del male”). Assolutamente maligno. La seconda traccia, “The Ghastly Silence” è molto melodica, nonostante si arricchisca di qualche istante più violento. E’ oscura. Tenebrosa. E quel meraviglioso sassofono riesce a rendere il tutto ancor più emozionante. Un pezzo surreale. “Han Som Hatar Människan” (“Chi odia gli essere umani”) è incalzante. Un ritmo irresistibile, con la voce di Kvarforth che si rivela potente con il suo growl sofferto. Brutale ed esplicito il ritornello in svedese che grida “Död åt alla – död åt absolut allt” (”Morte a tutti – morte assolutamente tutto”), ed altrettanto efficace l’intermezzo lento, con quei suoni assolutamente perversi. “Hail Darkness Hail” è “un altro” esempio stupefacente di come lo stile progressivo degli Shining permetta loro di giocare con suoni, con impostazioni, atmosfere, evoluzione delle canzoni. Partendo da un inizio che si assesta su un mid tempo d’ispirazione black metal, il pezzo quasi improvvisamente rallenta, e prosegue con una chitarra pulita, su un ritmo di basso e batteria tenebrosi, con degli effetti che contribuiscono a rendere ancora più inquietante l’ascolto. Un coro. Delle tetre frasi in spagnolo, pronunciate quasi con un sospiro. E poi la voce pulita che canta con malinconia e cupo romanticismo un ritornello che risulta morbosamente ironico (“Without you, There is no light at the end of the tunnel”, ovvero, “senza di te non c’è luce in fondo al tunnel”) per un pezzo che è l’inno all’oscurità, che è dedicato all’oscurità stessa. Una dichiarazione d’amore verso l’oscuro, gli inferi, l’aldilà, la morte. Bellissima la strumentale “Det Stora Grå”, interamente suonata con il pianoforte, la quale risucchia l’anima dentro la maestosa conclusiva “For The God Below“, la quale dopo un malinconico arpeggio si scatena con la possente voce Kvarforth che urla tutto il suo dolore e tutto il suo odio su un ritmo pesante, alternato ad una sezione dove una linea di basso estremamente lasciva supporta un bellissimo arpeggio ed un cantato nuovamente pulito, ulteriore conferma delle vaste capacità vocali del cantante. Il pezzo conclude con un riff epico, marcando la fine di questi 40 minuti di musica estrema, superba, innovativa, capace di spingersi ben oltre i limiti, cercando di ridefinire il genere, il black metal, e l’oscurità stessa. Gli Shining ci sono riusciti. Questo album è odio ed autodistruzione. Questo album è morte. Pura misantropia. Questa è, senza dubbio, l’oscurità. La nuova genesi dell’oscurità.
(Luca Zakk) Voto: 9/10