(Autoproduzione) In insiemistica, ossia lo studio degli insiemi, si giunge talvolta a dei paradossi nel concetto di “insieme che contiene se stesso”, riassumibile nella domanda “se il barbiere è colui che taglia la barba a chi non se la taglia, chi taglia la barba al barbiere?” Che diamine c’entra questo con un disco metal? Diciamo che se non ho preso un abbaglio, il titolo è geniale… Se ho preso un abbaglio, allora amen. Tutto questo preambolo per dire che se non fosse stato per il titolo e mi fossi fermato al flyer avrei passato la palla della recensione ad un collega, perché mannaggia son prevenuto oltre ogni dire all’uso della batteria campionata, artificiale, elettronica. Chiamatela come vi pare, ma a me fa schifo… Ma vuoi per il titolo poc’anzi spiegato , vuoi perché è interessante essere smentiti, ecco che ascolto le tracce. E devo dire “per fortuna!”. All’inizio mi sembra di ascoltare dei Nile ispirati, poi il suono somiglia di più ai Morbid Angel più moderni… Insomma, musica che pesta e forte. Le odiate ritmiche artificiali si sentono, ma per fortuna a colmare il mio disappunto ci pensa una struttura canzone intelligente, strumenti suonati e registrati benissimo (considerando la natura ‘amatoriale’ del platter), ma soprattutto tracce valide, al di là dei miei gusti tecnici. Insomma, da ascoltare e anche più di una volta. Però ragazzi siete avvisati: trovatevi un batterista vero e finiamola qui, o finiamo dentro la spirale del barbiere…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10