(autoproduzione) L’essenza, l’anima musicale della suddetta band di Lipsia è tutta nel nome. Anima e paesaggio sono quanto l’ascoltatore può trovarsi di fronte nell’affrontare “Liberation”. Album d’esordio, ma non la prima pubblicazione per i tedeschi provenienti da diversi gruppi, tra i quali Thulcandra, e di estrazioni musicali differenti. Proprio la varietà è il punto distintivo dei The Soulscape Project, visto che il black metal del quale si fanno portatori è disegnato attraverso soluzioni post, prog, atmospheric, avantgarde. Anima poliedrica e ampia che genera “Eos”, operner dell’album, e “Departer”, canzone che sviluppa poi oltre dieci minuti di divagazioni d’atmosfera, sortite jazz e appunto un black-death sempre emozionale e intenso. Se “Isolation” è una fase di ambient elegiaco e momento di leggerezza di “Liberation”, “Whiteheaven” riporta la musica sui canoni black metal e per oltre otto minuti. La canzone presenta una struttura prog, visti i cambi di tema e una parte centrale che farebbe pensare addirittura ai Rush, ma in una loro versione ombrosa e cinica. I quasi diciassette minuti di “The Old House by the Sea” concludono “Liberation” attraverso una vera e propria suite, nella quale la band spinge la propria anima verso una landa progressive piuttosto frammentata ma al contempo coinvolgente. “Liberation” è in realtà un lavoro di natura progressive, al di là dei generi, per come le idee e gli arrangiamenti si susseguono. Un paesaggio sonoro mutevole, carico di significati quello dei The Soulscape Project, gente dall’anima in divenire.
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(Alberto Vitale) Voto: 8/10