(Is it Jazz? Records) Questa volta il nome dell’etichetta è davvero azzeccato! Questa giovane label, sorella di Dark Essence e Karisma Records, si occupa infatti di tutte quelle espressioni musicali che vanno oltre il rock e il prog… invadendo spesso ambiti avant-garde, super alternativi o, come in questo caso, palesemente jazz, come conferma il fatto che i quattro componenti dei The Verge si siano incontrati proprio alla scuola di jazz norvegese NTNU, diventando oggi dei musicisti jazz attivi sia in patria che in Europa, militando in varie ensemble, arrivando a progetti basati sull’improvvisazione, ma anche decisamente rock. Questo loro debutto, registrato già nel 2021, è la convergenza artistica dei quattro, una fusione spesso deliziosamente conflittuale di un libertinaggio artistico senza paragoni il quale riesce a far viaggiare lontano chitarra, basso, batteria e sassofono (anche flauto), passando dalla sensualità vibrante della favolosa “Nessesse” all’isterismo nevrotico e cacofonico di “Hyperreality”. “Snake” è misteriosa, “Gratitude” e “Postludium” sono sognanti, mentre brani come “The Blast Supper” e “Patterns for Meditation” annullano ogni confine stilistico, ogni differenza musicale, ogni origine artistica, dando vita a qualcosa di magico che solo la naturalezza dell’improvvisazione è in grado di generare, scolpendo l’etere con suoni a volte violenti, a volte intelligentemente dissonanti, spesso arrampicati sulle spire contorte del tronco dell’albero della melodia, con le sue radici così terrene e i suoi rami che crescono in alto, così lontani, lassù nella vastità del cielo, nell’infinito del cosmo. Un album magnetico, provocante, che non lascia respiro, che toglie la libertà, che cattura, che imprigiona, che semplicemente non lascia scampo.
(Luca Zakk) Voto: 10/10