(Steamhammer/SPV) Björn Gooßes ha da poco lasciato i Night In Gales e di conseguenza ora le sue energie potranno essere veicolate su questo terzo album dei The Very End. Questi tedeschi della Ruhr includono, oltre a Gooßes , anche il chitarrista René Bogdanski e il bassista Marc Beste, e alle novità Alex Bartkowski (chitarrista, ex-Guerrilla) e Daniel Zeman (batterista, Enemy Of The Sun). “Turn Off the World” è impacchettato dal grande Waldemar Sorychta (e l’ingegnere Dennis Koehne) e presentato come un moderno esempio di metal, nel quale la gamma di influenze va dall’heavy fino al thrash metal; ci sono anche soluzioni tipo metalcore e di melodic death metal di tipo svedese, come per “The Black Fix” (dove compare Lars Goran Petrov degli Entombed). Abbonda comunque il thrash di natura teutonica o stile ultimi Testament. Tuttavia questo avviene sempre con una supremazia delle melodie. Il risultato è quello di un album nel complesso accattivante, capace di proporre melodie interessanti e strutture compositive mature e dinamiche. Uno dei migliori esempi di musicalità e metal di stampo contemporaneo è “Maelstrom Calling”, canzone che è il punto più melodico dell’album, ma anche il più raffinato. Allo stesso tempo non mancano passaggi stantii, anzi è roba fatta più con mestiere che creatività (penso a cose e passaggi in “The Last Mile” o “Gravity”) e questo produce momenti di stanca per l’ascoltatore. In parte ho il sospetto che in alcuni casi i The Very End abbiano voluto eccedere col materiale. Le canzoni sono 11 e forse qualcuna serviva per riempire il CD. Sospetti a parte questo è un album che si mette in mostra, perché già ascoltandolo una sola volta l’impianto dei pezzi diventa subito familiare. Tra canzoni ben composte, altre ruffiane nelle soluzioni (“Ophans of Emptiness”) e momenti importanti proposti dai singoli cinque (ottima la prova vocale di Björn Gooßes) alla fine si resta soddisfatti.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10