(Worm Hole Death) The Way Of Purity “è una entità complessa e internazionale” (dicono di essere di diverse nazionalità), dato che non agiscono “come una “normale” band e l’impostazione del progetto non è come di una usuale line up“. Era lo stesso Without Name, o come possa chiamarsi, a dirmelo due anni fa. Il primo album “Crossocore” di questa band, pose la mia attenzione di fronte a delle persone che si esibivano mascherate, con dei passamontagna (“sono un tributo al Fronte Liberazione Animali”), le quali annunciavano la collaborazione, per le future canzoni, da parte del russo Damien T.G. (ovvero la one man band black metal Stielas Storhett) e di Rick Agnew (chitarrista di The Adolescents, Christian Death, Social Distorsion) e di artisti concettuali. Immediatamente dopo “Crosscore” venne presentata Tiril Skårdal, nuova cantante al posto di DeadGirl (Betty). Tutto questo si concentrava in canzoni rabbiose tra il deathcore, il thrash, il death metal e, proprio per parafrasarli, dare vita così ad un crosscore davvero granitico. Nichilisti, apocalittici, teologicamente blasfemi con le loro idee su Cristo e Satana. Stupefacenti, nella rabbia, nella musica, nell’imamgine. Ritornano con “Equate”, dopo un 3 pezzi racchiusi sotto il nome “Biteback”, gonfiando il sound di quelle levigature necessarie per compiere delle inevitabili evoluzioni, tuttavia sempre nel rispetto di quella durezza quasi claustrofobica che contrassegna le loro canzoni. La Skardal ha un growling disumano (Betty on era da meno), ma c’è anche l’inserimento del supporto vocale e pulito di Giulia Stefani dei Ravenscry (in “Eleven” and “The Last Darkest Night”). Ci sono i synth, progressivamente utili ad incorniciare il muro delle chitarre e del duo basso-batteria, per arricchire e donare pathos ai pezzi, non ultimo il mixing di Mika Jussila al Finnvox Studio (l’album ha preso forma con Jonathan Mazzeo al MathLab Recording Studio, in Italia); il tutto determina in “Equate” un passo avanti per i TOP. Il sound è irrimediabilmente legato al loro solito contesto, ma la scelta di addolcire dei passaggi di questo sound sempre possente e muscolare, offre un approccio più sereno a al nuovo album. Risalta “Eternal Damnation” con il riff penetrante e il ritornello semi-catchy, ma spicca addirittura “Keep Dreaming”, una canzone che nei suoi 30″ iniziali è black metal che volge poi nel suo prosieguo verso il metalcore, concedendosi anche qui un ritornello accattivante. Anche in “Equate” trova posto una cover, “A Time To Be Small” degli Interpol. Rabbia, potenza, denuncia, isteria, suoni compulsivi, loro potranno anche fare i misteriosi (tutto va bene) ma la musica è dannatamente bestiale e ruvida ed è li alla luce del sole.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10