(Autoproduzione) Ascolto e riascolto questo nuovo EP dei romani Thin Wire Unlaced e non riesco a capire se il loro sia un sound derivativo e un concentrato essenziale di altri autori, ma anche in questo caso sarebbe una derivazione. Il punto vero è però un altro, cioè come la band sia riuscita in un certo senso a crearsi una propria dimensione, collocandovi delle sonorità alternative metal, cariche di groove, sfumature psichedeliche, venature di un soutjern thrash leggero e una certa assonanza con gli Alice In Chains, soprattutto in questo ha la “colpa” Steph, un cantante a tratti vicino alle timbriche di Layne T. Staley. Un risultato comunque gradevole, inserito in una cornice musicale che rievoca tratti southern stoner ma anche essenziali di tipo rock più o meno acido. E’ si un contesto che porta a ricordare scenari già noti, ma non per questo manchevoli di tratti salienti e apprezzabili. Adoro “Resurrection”, per il suo ritornello, per quella chitarra alla Cantrell e per quel ponte finale che attraversa oceani psichedelici. “Crushing in My Head” sembra una fusione tra Doors, Alice In Chains (si, ancora loro), Down. Un pezzo che vuole essere placido e irruento insieme, ma la vera placidità che i TWU anno dimostrare è nell’ipnosi eterea, tribale, desertica, di “Along the Way Inside”, con le sue fluenti correnti di acid rock/metal, groove metal, stoner e via dicendo. Non un miscuglio senza senso quello dei musicisti romani, ma quattro canzoni dal loro considerevole peso artistico: ben riuscite, ben suonate, ben cantate, ottimamente prodotte. Un EP essenziale, ptoenzialmente accattivante sia per la qualità che per le sfumature proposte e cucite insieme da gente che ormai ha una propria direzione che, spero, possa portarli al più presto ad un album nel quale potranno e dovranno dimostrare il loro potenziale e una personalità in via di maturazione. Bella la copertina: un’immagine dove Magritte incontra Storm Thorgerson.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10