(Hoove Child Records) La storia ha fatto il giro del web, almeno sui canali specializzati: i messicani Thunderslave stanno per pubblicare il loro full-length d’esordio per la No Remorse Records, i cd sono stampati, la promozione è in fase avanzata… quando in rete comincia a circolare un video che ritrae alcuni membri della band sfasciare tombe e divellere croci all’interno di un cimitero. La (legittima) decisione dell’etichetta greca, anche forse per evitare noie giudiziarie, è quella di sciogliere il contratto e annullare la pubblicazione del disco, che recensiamo dunque nella sua versione su cassetta (limitata a 100 copie), e che è comunque disponibile in streaming nella sua interezza su Youtube. La vicenda si apre a numerose considerazioni – la prima che mi è venuta in mente, almeno stando ai commenti raccolti in giro, è che ciò che nel 1991 ha dato origine alla mitologia black metal oggi è visto come lo stupido epifenomeno compiuto da ragazzini che ‘si sono fatti beccare’… i tempi cambiano ma chissà, magari fra dieci anni le copie superstiti in CD di “Unchain the Night” varranno migliaia di euro su Ebay! La seconda è che naturalmente ho visto il video e che posso dirvi… non ci ho visto alcuna carica eversiva, satanica, saldamente irreligiosa… non sono riuscito a cogliere il grosso dei dialoghi, ma l’impressione è davvero quella di quattro sbarbatelli ubriachi che potevano passare quella notte al cimitero o a spaccare i vetri di una casa abbandonata, e per loro non sarebbe poi cambiato più di tanto. Passatemi la battuta: Burzum, che era ed è un criminale i cui atti sono vergognosi e deprecabili, e che giustamente si è fatto anni e anni di prigione, era di un’altra scuola. La terza considerazione è che poi questo “Unchain the Night” non è assolutamente nulla di speciale! L’iniziale “Lighting strikes” è uno speed tignoso, con il cantato strillato di Carlos Wild e… la melodia di “Child of the Damned” dei Warlord buttata lì nel mezzo! “Wicked Night” (chissà se i nostri già prefiguravano le proprie imprese…) unisce lo speed thrasheggiato più sfrenato e un break di synth sognanti, mentre abbiamo un metallo più classico, per molti versi acceptiano, in “Heavy Metal Master”. Tanti intricati saliscendi per “Inner Voices”, c’è spazio anche per qualche eco NWOBHM in “Laying down your Life” e nel disco non c’è altro, un prodotto discreto ma come ce ne sono tanti(ssimi) sul mercato. E allora, valeva veramente la pena di tutto questo rumore? Forse l’unico modo per far notare questo disco era proprio uno scandalo…
(René Urkus) Voto: 6,5/10