(Chaos Records) È affascinante il doom che materializzano gli americani Tideless, misterioso ed ora anche decisamente sperimentale, innovativo, estremamente personale. C’è tanta melodia, c’è indubbiamente del metal classico, ci sono tanti dettagli di prog e c’è quella dimensione eterea, appartenente allo shoegaze, che accompagna verso tendenze che abbracciano tenebre pacifiche ma pregne di allucinazioni, come suggerisce l’imponente opener strumentale “Drowning (19° 40′ 49″ N, 99° 0′ 36″ W)”, portale di accesso verso la magia e la violenza delle acque, quelle sotterranee, quelle che scorrono nascoste, quelle che forse conducono verso gli inferi. Quel doom pesante, quasi funereo, ma reso solenne da imponenti percorsi melodici, appare con “Fields at Dawn”: passaggi minacciosi appartenenti al death classico, vocals tetre ma tuonanti, intermezzi ambient che stimolano i sensi verso livelli percettivi unici. Il viaggio prosegue attraverso l’inquietudine malinconica della progressiva “Oblations for the Sun”, la potenza di “Laurel of Victory”, brano che offre virtuosismi di un certo livello, con l’epilogo rappresentato dalla maestosa, imprevedibile e conclusiva “Lush.Serene.Dissolved”. Con brani lunghissimi (opener esclusa, siamo sempre oltre i dieci, i quindi, i venti minuti!), la band californiana riesce a fare un passo avanti, con audacia, con genialità, prendendosi dei rischi, superando le aspettative e mettendo l’arte davanti a qualsivoglia regola discografica, il tutto evidenziando una creatività sconfinata capace di esprimere una ampiezza sonora destabilizzante.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10