(autoproduzione) La band ha un grande impatto sonoro, aiutato anche da una produzione ai lmimti della perfezione. Aspetto non secondario. Nati dalle ceneri di un precedente progetto, i Titans Fall Harder sbocciano nel 2015 e oggi il primo traguardo, un EP pubblicato questa estate e ripubblicato nel mese di settembre. Un lavoro tosto, perché la band sfodera un deathcore-djent metal di tradizione francofona, cioè Dagoba, ma anche dalle sembianze After the Burial, forse i Gojira per certe parti furiose ma snelle. Poche però, perché il quintetto di Grenoble si contraddistingue per un sound massiccio, ottusamente pesante, irregimentato. Non brillano per fluidità, ma anzi, sono una valanga di massi che frana e seppellisce ogni cosa i Titans. Oltre a ciò, interventi sinfonici pilotati dai synth di Eliott Tordo, creano tagli melodici necessari alle canzoni, che altrimenti rischierebbero di essere un’esposizione seriale di poche cose. L’intro e l’outro ai cinque pezzi sono notevoli. Immaginate gli scenari alla Septicflesh, pur non dello stesso spessore lirico, ed ecco che il quadro di stile sulla band francese appare chiaro e netto. La produzione rende pulizia, potenza e suoni netti, salvo per alcuni componenti della batteria, con le frequenze a tratti in sofferenza rispetto a quelle del resto degli strumenti. Il sound dei Titans Fall Harder è imponente, pecca di varietà nell’accoppiata riff-ritmi, si avvale di un comparto orchestrale dalle atmosfere torve e drammatiche e da un cantante, Clément Casagrande, che urla come un dannato. Interviene anche pochissime volte in clean e il risultato è magnifico. Magari in futuro insistere anche su questa modalità vocale potrebbe creare qualcosa di entusiasmante. Almeno donare qualche raggio di sole a questa atmosfera massacrante, apocalittica e con un suo fascino.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10