(20 Buck Spin) Pochi giorni fa mi è capitato di ascoltare per l’ennesima volta “Human”, capolavoro dei Death ed album in cui militavano Sean Reinert e Paul Masvidal dei Cynic. Mentre procedevo con l’ascolto, mi era venuto in mente che Chuck Schuldiner era stato piuttosto critico verso i due colleghi, non certo per il lato tecnico, che definirei intoccabile, quanto per l’approccio e l’attitudine, a suo dire, lontana dal metal. Successivamente, la redazione mi ha passato da recensire “The Enduring Spirit”, quarto album dei canadesi Tomb Mold, ed ho pensato subito che questo disco Chuck l’avrebbe apprezzato moltissimo. La formazione proveniente da Toronto ha infatti evoluto all’inverosimile il proprio sound, sulla scia di acts come Atheist ed i citati Cynic, mantenendo però una maggiore aggressività, intatta la brutalità a beneficio della fruibilità, con brani estremamente diretti nonostante l’evidente spessore tecnico. Ne risulta qualcosa a metà strada tra i Death di “The Sound Of Perseverance” e gli Atheist di “Unquestionable Presence”. Sarebbe tuttavia un errore bollare i Tomb Mold come dei semplici epigoni, ed i termini di paragone da me forniti sono da prendere con le molle, come punto di riferimento, in quanto i canadesi hanno sviluppato uno stile ed un approccio molto personale, come si può sentire su “Will Of Whispers”, a mio avviso il capolavoro dell’intero platter, in grado di unire i Death più cervellotici ed il jazz di Mike Stern! Altro piccolo capolavoro è “The Enduring Spirit Of Calamity”, suite di undici minuti che riunisce tutte le caratteristiche che contraddistinguono l’album, il quale si mantiene sempre su standard qualitativi stellari. In poche parole, ci troviamo davanti al miglior album prog death dell’anno!
(Matteo Piotto) Voto: 10/10