(Autoproduzione) Sono di Kansas City i Torn The Fuck Apart e il secondo album è uno sviluppo di death metal dai tratti brutal e non senza qualche sano breakdown e inserti solisti delle sei corde anche accattivanti o finalizzati a istrionici sweep. Un qualcosa che li avvicinerebbe agli Origin, ma onestamente la proposta dei TTFA non raggiunge quei livelli. “…the Dissection of the Christ” presenta dieci pezzi, nei quali il death metal più visceralmente brutal viene spaccato da interruzioni, passi marcati, come nella title track ad esempio. Questa soluzione però viene abbondantemente usata, quasi che la band conosca solo due marce ritmiche. L’inserzione continua di sweep diventa maniacale, è una soluzione che da un aspetto istrionico e forse tecnico ai pezzi, ma alla fine è fumo negli occhi. Servono le melodie, le linee che abbiano una concreta trama. “Purgatorium” è una parentesi a parte: una strumentale di 1′, docile e nemmeno death metal, completamente al di fuori di ogni modello sentito fino a quel momento. C’è “Dead Religion”, canzone che sembra del modern death metal e con un assolo a cascata abbastanza gradevole, c’è “Decapitated Disciples”, con una possente violenza ben scandita e dal clima meno brutal rispetto alle altre canzoni e l’opener “God’s Blood Turned Black”, parzialmente old style nei riff e non solo. Ecco che sovviene un dubbio, se i pezzi che più impressionano sono quelli in cui i ragazzi del Kansas hanno inciso con atteggiamenti meno brutal, cioè diversamente dal sound ottenuto per il resto dei pezzi, forse hanno sbagliato il genere? L’impressione che si ricava nell’ascoltarli è che i singoli musicisti abbiano una buona preparazione, anche se Jack e Brandon, batteria e basso, sembrano avere qualcosa in più rispetto ai due delle sei corde. A questo punto il ragionamento è semplice: qui manca qualcosa nel songwriting. Bisognerebbe snellire la struttura dei pezzi, superare il genere che la band si è proposta e valorizzare gli spunti solisti. Serve ancora lavoro
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10