(Caligari Records / Ixitol Productions) Full length di debutto per Torturer’s Lobby, formazione proveniente da Tampa e dedita ad un metal estremo di non facile catalogazione, cosa che se da recensore mi mette in difficoltà, da ascoltatore mi regala non poche soddisfazioni. In realtà le influenze della band statunitense sono piuttosto palesi, ma mischiate sapientemente in modo di non poter inquadrarne il sound dentro canoni predefiniti. L’attitudine è per certi versi simile a quella delle prime formazioni estreme di fine anni ’80, quando thrash, black e death erano ancora in fase embrionale e creavano quel sound brutale ed oscuro che caratterizzava acts come i primi Sepultura, Celtic Frost o Possessed. Con questo non intendo dire che i Torturer’s Lobby suonino come i nomi sopra elencati, ma hanno lo stesso menefreghismo, la non necessità di essere incanalati in un genere. Sicuramente hanno preso molto dal death della natia Tampa, mescolandolo con l’irruenza del thrash, la furia del crust, l’immediatezza del punk e la pesante desolazione del doom. La varietà la fa da padrone in questo lavoro: se “Barbaric Alchemy” provoca un headbanging serrato grazie ad un riff priestiano violentato da scariche death/punk, “Captured Pieces” si abbatte addosso all’ascoltatore con furia hardcore e malvagità del black metal, quest’ultimo presente insieme al doom nell’asfissiante “Humanity’s Husk”. “Reptilian Hide” è blackened thrash metal violentissimo, con un rallentamento nella parte finale, dove viene riproposto in versione riveduta e corretta il motivo principale di “Humanity’s Husk”. Inutile tentare di scervellarsi e tentare di capire la direzione musicale dei Torturer’s Lobby: molto meglio godersi il disco e lasciarsi trasportare dalla follia di questa band totalmente fuori dagli schemi.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10