(Trollzorn) Ci hanno fatto aspettare quasi un decennio ed ora ecco che tornano i prog blacksters tedeschi Träumen Von Aurora, un ritorno pieno di grinta che propone la release contemporanea di ben due album, un’ora e mezza di black progressivo, tecnico, introspettivo, contorto, complesso, seducente. Terzo e quarto album, dunque, due dischi che sono in un certo senso uno l’opposto dell’altro, concetti ideati dal master mind e fondatore Patrick Wunsch, l’unico superstite rispetto alla line up del precedente “Rekonvaleszenz”. Un costante equilibrio tra sonorità aggressive e aperture atmosferiche: chitarre melodiche e blast beats, arpeggi profondi e groove di basso, voce estrema e sussurri ipnotici, tempi irregolari accentati da crescendo strepitosi e cambi stilistici repentini, con un pianoforte che emerge dal nulla ed un incedere degli arrangiamenti che vuole portare verso una intensa teatralità. Nel primo dei due album, “Luna”, la title track divisa in due capitoli, ovvero “Luna I” e “Luna II”, mostra proprio la versatilità stilistica della band, amalgamando, arrangiando assieme con maestria componenti apparentemente incompatibili. Intenso il post rock di “Nicht Alle Dunkelheit Der Welt…”, provocante l’evoluzione contorta di “stille, Mehr Stille”, possente la conclusiva “Sturmgeweiht”. “Aurora”, si contrappone e prosegue, visto che parte proprio da dove arriva “Luna”, per stenderci sopra un tocco aggiuntivo di complessità e schizofrenia, con i tempi irregolari che si intensificano, cosa che si estende anche alle melodie e alle atmosfere, per ricordare proprio “Luna”, l’album dell’inverno, concetto che la primavera di “Aurora” non vole dimenticare, tenendo bene a mente quelle origini della rinascita, quel destarsi dal gelo e dalla malinconia della stagione fredda. Anche qui emerge la title track in due capitoli, mentre “Gram Und Verve” seduce e “Epiphanie” sorprende, grazie anche a quelle melodie piene di ansia, piene di magia e ricche di scenografici virtuosismi. Deliziosamente oscura “Essenz Der Wildnis”, prima dell’imponente e conclusiva “… Kann Eines Lichtes Flackern Trüben”, brano nel quale la band si lascia andare lascivamente e in maniera spregiudicata, dando vita a trame intricate uniche, percorsi sonori avvolgenti e teoremi ritmici criptici capaci di penetrare con impeto nella psiche dell’ascoltatore. Doppio album impattante, coinvolgente, estremamente e pericolosamente seducente; un album nel quale lasciarsi andare, immergersi, assaporando questa poderosa espressione artistica in grado di descrivere suggestivamente la bellezza crudele della natura che circonda.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10