(Prophecy Productions ) Beyond the Gates 2024. Prima esibizione dei Trelldom dal 1992 ad ora. Il contesto è un festival black metal, il front man è Kristian Eivind Espedal, ovvero Gaahl… i tre dischi precedenti (usciti nel 1995, 1997 e 2007) sono vero black metal norvegese… cosa potrà mai andare storto? Ma i Trelldom di oggi suonano un genere diverso da quello delle origini, proprio il suono contorto contenuto in questo album. Il black metal? Forse c’è, forse da qualche parte, forse qualche fugace passaggio, o decadente progressione… ma non si tratta certamente di black metal nel senso classico. La reazione del pubblico è strana… c’è chi -come chi scrive- che capisce subito la tetra genialità, c’è chi rimane deluso, annoiato, sentendosi anche tradito. Tali reazioni, poi, si propagano nel mondo, con la pubblicazione dei primi singoli o video: i Trelldom non esistono più? Hanno forse tradito il black metal? Gaahl è per caso uscito di senno? Ed ecco di all’ultima serata del Beyond the Gates; sono seduto nella terrazza nel bar VIP al Grieghallen (sede delle ultime due serate del festival), una bella serata stranamente non (ancora) piovosa a Bergen; sto sorseggiando una pessima birra con Gaahl e mi viene naturale chiedergli come mai lui -cultore del vino com’è- si abbassi a bere una birra qualsiasi: la risposta è tanto divertente quanto laconica: ‘il vino di questo bar peggiore della loro birra!’. La conversazione prosegue. Gli faccio i complimenti per quella mescola tra avantgarde e post jazz del nuovo album e, tra una battuta e l’altra, ecco che emerge il suo sadico piacere nel aver mandato esplicitamente a fare in culo tutto e tutti, andando contro ogni previsione, ogni aspettativa, ogni corrente o trend. ‘Pensate che io possa suonare sempre la stessa cosa?’, esorta il buon Kristian, mentre negli occhi vedo un barlume di cattiveria scintillare dietro al pensiero, secondo il quale, lui avrebbe potuto chiamare questa band con un moniker qualunque, anche tra quelli in uso (come Gaahls Wyrd o Gaahlskagg)… ma, inutile nasconderlo, è bellissimo far incazzare tutti chiamandolo Trelldom, diventa qualcosa di provocante, di dannatamente prepotente , di incredibilmente artistico. Ci guardiamo, sorridiamo… è in verità un ghigno, identico a quello che ci scambiammo tempo addietro, guardando dei fastidiosissimi artisti di strada sulla via davanti alla sua galleria, ritrovandoci poi a fantasticare sul come porre fine sadicamente alle loro -e dunque alle nostre- pene. Jazz. Prog. Rock etnico, rock alternativo, musica avantgarde, musica ipnotica, introspettiva, atmosferica, vibrante, accattivante, malvagia, violenta. Si sente un totale e spontaneo libertinaggio sonoro. Il sassofono e il clarinetto sono taglienti, quasi crudeli, le pulsazioni sono prorompenti, incedono con forza, con impeto… mentre le sonorità divagano senza meta, sfiorando il mondo cosmico degli Hawkwind, arrivando alle deviazioni di un delle incarnazioni dei Circle, dei Falcon… di album come “Six Day Run”, “Meronia” o “Terminal”. Un album che va oltre la musica, va oltre l’arte, un album che vuole essere una sfida, che è una sfida, un album che ci sfida. Una performance vocale superlativa. Una espressività musicale indomabile e sconvolgente. Un album tanto luminoso quanto impenetrabile, criptico e maledettamente tetro.

(Luca Zakk) Voto: 10/10