(Iron Bonehead) Roba tosta, roba per pochi, pochissimi eletti. Anzi, roba per soli 300 eletti, eletti che devono avere per forza un giradischi. Dalla repubblica Ceca tuonano questi due blacksters, Svar agli strumenti e Jaroslav a voce e testi. Tuonano con efficienza, con violenza, con spietata premeditazione. Se ne fregano di essere noti: cantano in ceco, hanno un titolo impronunciabile se non si mastica la loro madrelingua, e se non fosse per il fatto che sono al debutto, risulterebbe strano chiedere in negozio QUALE album dei Triumph, Genus si intenda comprare. Però musicalmente non hanno nulla da invidiare agli act storici della scena black metal originale. Grazie ad un growl profondo, al limite tra il parlato ed il cantato (mi fa ricordare i primissimi Sodom…), Jaroslav riesce a creare un’atmosfera inquietante, arricchita da una musica molto ben registrata, devastante, tagliente. I riff sono micidiali, e riescono ad essere coinvolgenti e ricchi di atmosfera, un’atmosfeara che a tratti è cadenzata, a tratti è molto violenta, asfissiante, decadente. Le capacità strumentali di Svar sono eccellenti, e francamente è difficile capire per quale strumento egli sia più portato: il drumming è poderoso, le chitarre sono un assalto costante ed il basso è sempre presente, ben suonato, costante contributo per rendere più ricco il sound d’insieme. Mezz’ora di black metal vecchia scuola, rivisto in chiave moderna, arricchito con un’immensa dose di putrefazione, malvagità, occulto. Notevoli tracce quali “Obklopen snází v představě”, “Což ke mně vše promlouvá jinak?” e “Změnit život ve skutečnost vyššího řádu.” che definiscono perfettamente il sound del resto del disco. Un album che per il suo format, la sua tiratura e l’impostazione musicale è di fatto un culto istantaneo. Imperdibile, assolutamente.
(Luca Zakk) Voto: 8/10