(Steamhammer/SPV) Gli (auto)paragoni con i Judas Priest di “Firepower” sono forse esagerati, ma i Turbokill sono certamente una buona band: i tedeschi giungono al debut dopo l’EP del 2018, e propongono in “Vice World” dodici brani che loro definiscono sospesi fra vecchio e nuovo, ma che a me sembrano decisamente sbilanciati verso il secondo elemento. La titletrack è un esempio brioso e potente di incrocio fra heavy metal classico e hard rock: buon refrain e grintosa la prestazione vocale di Stephan Dietrich, mentre i solos ci riportano chiaramente a Mat Sinner o agli ultimi Accept. Una potenza dirompente e molto più classica per “War Thunder”, mentre è di nuovo ironica e graffiante “Global Monkey Show”: e tutto il disco oscillerà fra queste due anime. La traccia autotitolata ha quei riff roboanti tipici dei Priest dei 2000; oscura “Don’t deal with the Devil”, cori d’impatto (alla ultimi Avantasia) per “Track’n’Spy”, mentre la conclusiva “Fortress of the Universe” giunge fino all’heavy/power tedesco di scuola Axel Rudi Pell. Una miscela sapiente per un risultato che non innova nulla, ma stimola e resta nella mente.
(René Urkus) Voto: 7,5/10