(Karisma Records) Terzo disco in dodici mesi per questi eclettici pazzoidi di Oslo. La band palesemente è iper-produttiva, così tanto e così intensamente da riuscire a pubblicare un compilation di musica che non è riuscita a finire in un disco normale (ammesso che ‘normale’ abbia un significato!)… una compilation che diventa pure un concept che parla di una forma di premonizione, di anticipazione spirituale. Ma è tutto normale: i Tusmørke sono pura magia. Credo siano folk psichedelico e tra i colori delle visioni tutto è possibile, ogni creatura può materializzarsi, ogni bagliore cela qualcosa di stupefacente… uno sguardo, una creatura, una essenza, una storia… o semplicemente il rumore dei passi di una persona che si avvicina -anche se ancora lontana- o il pianto di un bimbo che deve ancora nascere, ma che verrà al mondo tra pochi minuti. E poi al ‘crepuscolo’ c’è l’imminente oscurità, quella che si evidenzia prepotentemente con “Gamle Oslo”. E c’è la malinconia pregna di pulsazioni, come quelle di “Kjentmannen”. Ma c’è anche una euforia notturna, dominata da degli organi suonati in maniera fantastica, come con “Akers Akropolis”. C’è visione introspettiva mescolata con un velo di magia superiore -grazie ai fantastici flauti- con “Alvene i Oslo”. C’è una danza surreale sulle scintille di fuoco rituale con “Skattegravere i Grefsenåsen”. I Tusmørke vanno oltre il prog, oltre il folk. Anzi, forse non sono folk e non sono prog. Sono semplicemente esecuzioni di riti antichi in un contesto di magia bianca, con tinte di nero, trasformati in musica celestiale, ma con radici ben salde nei meandri dell’inferno. Un altro viaggio, un altro cammino. Un altro sogno dal quale nessuno osa -o desidera- svegliarsi!
(Luca Zakk) Voto: 9/10