(Shadow Kingdom Records) Nel 2017 ero presente all’Up the Hammers, ad Atene, e ho assistito quindi al ‘problematico’ show che lì tennero i Tyrant: non fui l’unico, quella sera, a chiedermi se la band di Pasadena fosse giunta alla propria fine. A smentire clamorosamente quella impressione arriva oggi “Hereafter”, quarto album in 42 anni, che grazie alla sulfurea presenza di Rob Lowe sposta sempre più l’asse del sound verso un heavy/doom immenso e crepuscolare. “Dancing on Graves” mette assieme il meglio delle cupe atmosfere Sabbath con progressioni us metal d’impatto… ma il vero miracolo è la produzione, vintage ma precisa, letteralmente ammaliante. Se poi abbiamo anche un grande ritornello, direi che non ci manca niente… Ineguagliabile il ritmo di “The Darkness comes”, sostenuta nei momenti cruciali da un organo mefistofelico e con bei suoni taglienti per le chitarre; doom puro e malsano, alla Saint Vitus, per “Fire burns”. La titletrack è una nenia cadenzata, scandita dal raggelante ‘Hereafter’ di Rob; aperture melodiche alla Pagan Alter per “When the Sky falls”. Ti inganna “Bucolic”, che parte da stranianti chitarre acustiche, ma poi torna all’heavy/doom imponente ma allo stesso tempo raffinato di questo disco; si rimanda senza dubbio alla fine dei seventies, per suoni e approccio, con la conclusiva “From the Tower”. In “Hereafter” ci sono i primissimi seventies come il pieno degli eighties, per un connubio senza tempo che risulta ammaliante e ipnotico: no, il regno del tiranno non è ancora finito!
(René Urkus) Voto: 8/10