(Atomic Fire Records) Udo Dirkschneider è un altro esemplare appartenente alla categoria delle pellacce dure, cioè uno che non vuole saperne di smettere o pensare a fare altro dopo decenni. Il cantante tedesco pubblica “Touchdown” come ulteriore traguardo, non l’ultimo, di una carriera vissuta nel regno dell’heavy metal. Dopo il periodo pandemico gli U.D.O. ritornano con un vero ‘touchdown’, cioè il termine che designa l’arrivo a meta nel football americano, decretando così l’inizio di una nuova stagione e si spera la prima di tante altre a venire. Anche questa volta il frontman con i suoi U.D.O. – dei quali fa parte anche suo figlio Sven, batterista, e il nuovo arrivato Peter Baltes al basso – si esibisce in un esercizio di metal agile, con inflessioni hard & heavy e cori ammiccanti. La sua ugola al vetriolo è ispirata e ben gestita, nonché incurante del tempo. In “Touchdown” compaiono delle canzoni di un certo rilievo, come “Fight For The Right” e il suo assolo di chitarra che riprende il tema della Sonata N.11 in LA maggiore “Alla Turca” di Mozart. C’è “Betrayer” che offre atmosfere, cambi di passo e una buona sequenza di riff, inoltre l’agguerrita title track e “Living Hell” con un qualcosa di Alice Cooper. Gradevoli nel loro modo ‘classicista’ “The Battle Understood” e l’opener “Isolation Man”. “Touchdown” dura circa 54’ e propone tredici canzoni che allietano l’ascoltatore, a tratti lo invitano a scapocciare e vivere quasi un’ora di heavy metal confortevole e con buoni spunti delle due chitarre che armonizzano e all’occorrenza sfoderano ottimi assoli.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10