(Eisenwald) Ecco un’altra intraprendente etichetta che si sta impegnando assai per entrare nelle grazie del sottoscritto. E non è poi così difficile conquistarmi se si parla di Black vecchio stampo. Gli Uada sono al debutto discografico e hanno usato una formula che a mio avviso potrebbe essere il vero futuro di questo genere musicale, vale a dire registrazione dell’album a casa e missaggio in studi professionali. Il vantaggio del primo elemento è sicuramente quello di rimanere nell’ambito dei suoni casalinghi e genuini, ma esaltati poi da una masterizzazione professionale. Il risultato? Entusiasmante. Non si sente molto che i nostri sono americani, visto che assieme alla velocità tipica del Black partorito nel Nuovo Continente c’è una gran dose di atmosfera ed epicità. Ma il mix di questi due elementi ha creato un suono potente e veramente molto coinvolgente. Sembra di ascoltare del Black ma con il coinvolgimento immediato dell’attitudine Thrash (ecco, forse qui risiede la loro anima americana…). Ecco quindi cinque tracce molto personali, la voce urlata e strappata, chitarre pastose e batteria rigorosamente old style. Le composizioni prendono subito l’ascoltatore per la gola e lo travolgono con il loro mix di velocità e atmosfera, il tutto reso più genuino da una registrazione che sembra in presa diretta. Divertenti e seri allo stesso tempo, esaltati e tremendamente veri. Ottimo esordio.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10