(Debemur Morti Productions) Nuova Zelanda, 2002, nascono gli Ulcerate e negli anni il nome ha preso piedi un po’ in tutto il mondo grazie al death metal proposto spesso in una maniera un po’ avant-garde, sopra le righe. Insomma, un death metal di ampio respiro e meno prevedibile del previsto. “Cutting the Throat of God” è il settimo album per Michael Hoggard, chitarra, Jamie Saint Merat, batterista, i due elementi ormai presenti dagli esordi che a un certo punto sono stati i due pilastri di un trio divenuto poi tale quando qualche anno dopo arriva Paul Kelland al basso e microfono. “Cutting the Throat of God” è una fiumana di death metal addolcito, fruibile ma non prevedibile. Il solito atteggiamento sperimentale, quel death metal quasi mai old school e proiettato a visioni, atmosfere, costruzioni melodiche e strutturali proprie, mai pronosticabili. Ogni pezzo di “Cutting the Throat of God” non si sa bene a cosa possa portare ma è innegabile che i ‘kiwi’ sono abili nel pilotare i loro umori, sentimenti e ideali musicali verso chiavi di lettura multiformi e a volte imprevedibili. L’album apre a più situazioni e letture, più ascolti e disamine, niente in esso riesce a essere scontato e molto invece è profondamente coinvolto in un’architettura strutturata, complessa, prog che difficilmente si assimila subito ma appare comunque accattivante.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10