(Underground Symphony) Mi sono preso una mezzora per leggere in dettaglio, sul loro sito internet, la storia degli Ultimatium: la passione con cui il tastierista Matti Pulkkinen parla della propria ‘creatura’ mi ha quasi intenerito… La band finlandese torna sul mercato con Underground Symphony dopo uno stop forzato di diversi anni. E dalla prima nota si capisce che “Vis Vires Infinitus”, il terzo full-“length”, è per forza di cose dedicato ai nostalgici del bel power che fu… La opener “C’est la Vie” è evidentemente debitrice dei sinfonismi degli Stratovarius: l’operazione nostalgia riesce però fino a un certo punto, perché il pezzo, per quanto vario, sembra essere leggermente slegato nelle sue varie parti. Va meglio con le tastiere sbarazzine di “I remember”, e ancora meglio con la grinta di “Victory calls”: siamo sempre nella media di un prodotto di power metal scandinavo, ma ci sono dei buoni spunti. La melodia di “Who stole my Winter” riporta ai primi Sonata Arctica; di nuovo accenni alla Stratovarius nell’orecchiabile “Never Tell”. “Shine on” è costruita su un crescendo epico; con l’energia di “Truth of the Universe”, che impegna non poco il cantante Tomi Viiltola, giungiamo alla conclusione. Gli Ultimatium hanno composto quello che si definisce ‘un buon disco di genere’: formula che di solito attrae gli appassionati e comporta la rapida fuga di tutti gli altri.
(René Urkus) Voto: 7/10